l'editoriale
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17 Agosto 2022 - 07:31
Torino, 15-10-2021 foto Alberto Giachino; ENRICO LETTA INCONTRA I TORINESI IN PIAZZA CARIGNANO PRESSO LA SEDIA DEL CANDIDATO SINDACO STEFANO LO RUSSO, ELEZIONI, SINDACO, PD
Dopo diciotto anni l’alleanza tra Pd e Moderati è «finita». La scossa di terremoto partita dalla direzione “dem” di Ferragosto, che ha deciso le nomine di capilista e candidati del centrosinistra scontentandone la gran parte, rischia di avere pesanti riflessi sulla maggioranza alla guida di Palazzo Civico. A far tremare giunta e consiglio sono le parole del leader Giacomo Portas a commento di decisioni che, anche a Torino e da più d’uno, vengono interpretate come “purghe” nei confronti dei meno allineati con la segreteria di Enrico Letta. «Una vendetta a orologeria nei confronti di chi, in passato, ha sostenuto Matteo Renzi» si lascia andare chi tra i delusi non vuole esporsi nei confronti di un «apparato» per cui, dal giorno dopo le elezioni, «potrebbe scattare il conto alla rovescia». Anche a livello locale, se si considera l’amarezza di chi ha visto spuntare la friulana Debora Serracchiani tra i capilista alla Camera.
A dirsi «onorata» delle scelte del partito è la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, il cui nome sarà il primo del Piemonte 1 per Palazzo Madama sebbene già in lizza per il Csm. Non una parola arriva dal sindaco di Grugliasco, Roberto Montà, praticamente certo di giocarsela a Collegno nell’uninominale per la Camera: posto andato a Davide Gariglio, per cui la sfida è ora molto più complessa di quanto potesse aspettarsi correndo nello stesso della Rossomando, dove sono confluiti Andrea Giorgis, Beatrice Lorenzin e Francesco Verducci. Sempre per il Senato, capolista all’uninominale sarà ancora Giorgis. A far da secondo alla Serracchiani alla Camera sul Piemonte 1 è il senatore Mauro Laus, che subentrerebbe alla capolista nel caso in cui venisse eletta in Friuli Venezia Giulia, garantendo così l’alternanza di genere tra candidati. Seguono, Maria Cecilia Guerra e Stefano Lepri.
L’altro collegio proporzionale per Montecitorio è stato affidato, invece, all’ex commissario tecnico della nazionale di volley, Mauro Berruto, scelto direttamente dal segretario Enrico Letta, seguito da Francesca Bonomo, che molti avrebbero preferito alla Serracchiani evitando il “canguro” con Laus, Niccolò Farinetto e Federica Sanna. Gli uninominali per la Camera saranno guidati, invece, dagli alleati di +Europa, che dovrebbero puntare su Riccardo Magi per conquistare Torino a Mirafiori, Santa Rita e Cenisia. E se Stefano Lepri scenderà in campo anche su Torino Centro, per Chieri si punta su Antonella Giordano e a Moncalieri su Carmen Bonino su Moncalieri. Fuori il segretario del Piemonte, Paolo Furia che parla di «scelte politiche e non di territorio». Per l’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, invece, è stato riservato soltanto un secondo posto nel proporzionale per la Camera in Veneto, nel collegio di Treviso, Belluno e Venezia.
A bocca asciutta sono rimasti i Moderati. Da qui lo “strappo”. «Prendiamo atto, non senza rammarico, che l’alleanza tra Moderati e Pd, in cui la nostra forza ha saputo essere determinante, giunge al termine» scrivono Giacomo Portas, Carlotta Salerno, assessore all’Istruzione di Stefano Lo Russo e il capogruppo in Regione, Silvio Magliano. «La scelta di non riconoscere il ruolo dei Moderati sulla città ci impone una riflessione: ne prendiamo atto e auguriamo al Pd una buona campagna elettorale».
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