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Augusta Montaruli si dimette: «E’ per tutelare le istituzioni»

Augusta Montaruli (da YouTube)
Si è dimessa la sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli. L’esponente di Fratelli d’Italia ha lasciato l’incarico dopo la condanna per l’uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte negli anni dal 2010 al 2014. La Corte suprema ha applicato solo uno sconto di pena di un mese rispetto a quanto stabilito dalla corte d’Appello di Torino nel 2021: un anno e sei mesi invece che un anno e sette mesi. «Ho deciso di dimettermi per difendere le istituzioni, sono certa della mia innocenza» ha annunciato Montaruli, che farà ricorso alla Corte di giustizia europea. «Non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche» ha evidenziato la sottosegretaria. «Se ciò non avvenisse sarei come coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato, rendendolo debole con una ricerca costante di una giustificazione alle proprie azioni, sentendosi moralmente superiori o cercando di piegare le norme ai comportamenti, addirittura ostentando clemenza verso chi agita l’arma del ricatto e per scappare dalla legge si vorrebbe ridisegnare vittima, rimanendo nell’ombra davanti alla “protesta più forte” di chi la vita se l’è tolta davvero poco più di un anno fa. Tutto questo sì è stato decisamente imbarazzante». Un riferimento, quest’ultimo, al suicidio dell’ex consigliere regionale Angelo Burzi. Ma su Montaruli erano arrivate critiche anche dalla sua stessa maggioranza. In via ufficiale, FdI ha espresso solidarietà a Montaruli: «Non possiamo che rispettare la decisione generosa e spontanea di Augusta Montaruli che, pur non avendo alcun obbligo a riguardo - tantomeno di legge - ha deciso di rassegnare le dimissioni dall’incarico di sottosegretario all’Università, che ha ricoperto con onore, capacità ed impegno costante». Le spese pazze contestate ad Augusta Montaruli superavano di poco i 41mila euro, la condanna era arrivata in secondo grado per circa 25 mila euro. Fece scalpore la contestazione di aver messo a rimborso anche un libro hot, “Sexeploration”, “Giochi proibiti per coppie”, oltre ad alcuni oggetti di lusso come una borsa di Borbonese, capi firmati di Hermes, e dei cristalli Swarovski. Il resto rappresentava soprattutto scontrini di bar e ristoranti, pub, fast food, anche per un elevato numero di commensali. Montaruli era stata assolta in primo grado, così come l’ex governatore Roberto Cota, ma l’appello aveva ribaltato per loro la sentenza. La sentenza della Cassazione aveva aperto un caso politico già in mattinata. Nei confronti della sottosegretaria «c’è una condanna in via definitiva, credo che sia doveroso dimettersi per chi ricopre incarichi pubblici», aveva detto Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria nazionale del Pd. Confermate anche le condanne per Roberto Cota, un anno e sette mesi e per Paolo Tiramani, un anno e cinque mesi. «Continuo a ribadire la mia innocenza, che peraltro fu riconosciuta dal tribunale, a Torino, al termine del primo grado di giudizio. D’altra parte in Italia funziona così: c’è l’appello, l’appello bis, la Cassazione. Ma poi c’è la Corte europea per i diritti dell’uomo, alla quale farà sicuramente ricorso» ha dichiarato Roberto Cota, ex governatore leghista. «Nel ricorso - annuncia Cota, che oggi svolge la professione di avvocato - metterò in evidenza specifici profili di violazione delle norme comunitarie in materia di giustizia. Sulla questione rimborsi in Italia ci sono sentenze e interpretazioni diverse, e spesso in contrasto fra loro, da una regione all’altra, ma per episodi che sostanzialmente non differiscono tra loro. Questo non è concepibile».
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