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La protesta
20 Gennaio 2025 - 17:40
Il 27 febbraio i magistrati italiani scenderanno in sciopero contro la riforma della giustizia in discussione in Parlamento, con il tema della separazione delle carriere al centro delle polemiche. Questa protesta, organizzata dall’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), potrebbe portare a disagi nei tribunali, con possibili annullamenti o rinvii delle udienze. La mobilitazione segna l’inizio di una serie di azioni di protesta, tra cui anche una manifestazione simbolica il 25 gennaio, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, con cartelli contro il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
La riforma proposta prevede la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, un cambiamento che l’Anm critica profondamente. Fino ad oggi, i magistrati, dopo aver superato il concorso, potevano scegliere se intraprendere la carriera come pubblico ministero o come giudice. Entro i primi nove anni di servizio, avevano anche la possibilità di passare da una funzione all'altra. Ma la nuova legge impedirà questa mobilità, creando due carriere distinte e, secondo i critici, minando l’indipendenza della magistratura.
Non solo la separazione delle carriere è al centro delle polemiche, ma anche la proposta di creare due Consigli Superiori della Magistratura (Csm) separati, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri. Questo cambiamento, secondo l’Anm, metterebbe ulteriormente a rischio l'autonomia della magistratura, che rappresenta uno dei tre poteri fondamentali dello Stato. L’Anm ritiene che l’operazione separata indebolirebbe l’equilibrio dei poteri, tanto più che il Csm è il principale organo di autogoverno della magistratura, destinato a garantire l'indipendenza dei giudici.
Nonostante la riforma della giustizia sembri voler arginare la possibilità di conflitti di interesse tra chi accusa e chi giudica, la misura non è vista positivamente dai magistrati. La possibilità di passare da una funzione all'altra era, per loro, una garanzia di autonomia, non solo funzionale ma anche etica, in quanto permetteva di mantenere una visione complessiva del processo penale.
In realtà, la separazione delle carriere non è una novità assoluta: negli ultimi decenni, a seguito di diverse riforme, il passaggio da pubblico ministero a giudice è diventato molto più difficile, con requisiti sempre più stringenti. Tuttavia, con la nuova riforma, l’opzione di cambio di carriera viene eliminata, riducendo ulteriormente la flessibilità del sistema.
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