l'editoriale
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01 Ottobre 2021 - 15:15
Un piano diabolico senza senso. Silvia e Paola Zani, le due figlie della vigilessa Laura Ziliani trovata morta a Temù, arrestate e accusate di omicidio volontario e occultamento di cadavere insieme a Mirto Milani, fidanzato di Silvia, erano già in possesso delle quote del vasto patrimonio immobiliare tra Brescia e la Valcamonica, insieme alla madre e all’altra figlia Lucia. Se quindi, come sospettano gli investigatori, il movente del delitto è di natura economica e legato agli immobili, il ragionamento fatto dai tre presunti assassini è senza senso. E ora quegli immobili non avrebbero potuto comunque venderli senza il benestare della figlia “buona” Lucia, che al pm durante le indagini ha raccontato a proposito degli appartamenti: «Le mie sorelle le mantiene la mamma, anche perché Silvia è stata licenziata ben tre volte e da quanto ne so non ricevono gli affitti degli appartamenti perché è tutto bloccato». Silvia, Paola e Mirto sarebbero stati preoccupati che la nonna o i due zii materni potessero diventare i tutori della sorella, affetta da un «lieve ritardo cognitivo» come scritto dal magistrato. Lucia ha l’usufrutto completo dell’appartamento della madre a Brescia, ed è tuttora comproprietaria delle restanti proprietà della madre Laura, insieme alle sorelle. Il valore complessivo degli immobili è stimabile fra i 3 milioni e i 3 milioni e mezzo di euro. Quindici diverse proprietà immobiliari e sette terreni agricoli sono state ereditati dopo la morte nel dicembre 2012 di Enrico Zani, il marito di Laura Ziliani. La vigilessa era quindi titolare di un terzo delle abitazioni e pertinenze in questione, mentre alle tre figlie spettavano due noni a testa.
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