La strage di Samarate scuote l’Italia. Alessandro Maja, 57 anni, ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, sul divano, in pigiama. Ha massacrato anche la figlia Giulia, 16 anni, studentessa al liceo scientifico di Gallarate, trovata senza vita nel letto in camera sua. Si è salvato, ma è grave in ospedale dopo un delicato intervento, il figlio Nicolò, studi e brevetto da pilota, colpito alla testa dal padre con un martello da carpentiere e un coltellaccio da cucina. L’allarme è stato lanciato da due vicine di casa, madre e figlia. Lo vedono in mutande, a torso nudo, coperto di sangue, poco dopo le sei, sdraiato tra la porta finestra e il cortile della villetta gialla di via Torino. Ma chi è Alessandro Maja? Un tipo «vulcanico di idee, originali e stravaganti, ma concrete e funzionali», diceva di sé. Geometra (per tutti in paese era “l’architetto”, ma architetto non era), si occupava di progettare nuovi spazi commerciali con il suo studio di consulenza e progettazione, soprattutto nel settore della ristorazione. Frequentava ristoranti, locali, caffè e bistrot a Milano. «Riservato, gentile, ma non espansivo. Un tipo che se ne stava un po’ sulle sue», lo ricordano al bar Capitano sui Navigli, di fianco allo studio dove passava a bere una birra. L’uomo spesso si fermava anche a dormire nel suo ufficio-loft milanese, sulla sponda del Naviglio Pavese costellata di bar e locali alla moda. Con la moglie Stefania Pivetta si era trasferito dal capoluogo a Samarate una ventina d’anni fa. La donna aveva studiato da parrucchiera e vendeva prodotti Herbalife nei mercatini della zona. Secondo i vicini di casa era «una coppia del Mulino Bianco». Nessun problema noto in famiglia. Il movente è al momento un giallo, le indagini sono soltanto all’inizio. Alessandro Maja è in stato di arresto per duplice omicidio piantonato in ospedale. Probabilmente aveva pensato di farla finita, ma si è fermato prima di suicidarsi: i carabinieri hanno trovato ancora infilato nella presa elettrica un trapano che ha usato per bucarsi i polsi e l’addome. In ospedale viene curato per le ferite che si è procurato, non è in pericolo di vita. Il resto della villetta era in ordine, tranne la cucina, anche il letto matrimoniale intonso: nessuno ci aveva passato la notte. «In famiglia c’erano dei problemi», si è lasciato sfuggire il cugino, che si è precipitato in via Torino appena ha saputo della tragedia. Si escluderebbero problemi economici all’origine della mattanza. «Forse la donna, aveva manifestato l’intenzione di separarsi dal marito. Forse c’è di più». È difficile comprendere l’accanimento anche contro i figli. Solo Alessandro Maja potrebbe fornire informazioni utili a capire cosa ci sia dietro il feroce duplice omicidio e l’aggressione al figlio: per ora, interrogato in ospedale dagli inquirenti, non ha parlato.
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