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02 Ottobre 2021 - 08:50
L’obiettivo è finire di realizzarla entro quattro anni, nonostante i problemi portati dalla pandemia. In Circoscrizione 6 la “Cittadella dello Sport” di Falchera, all’interno del complesso polisportivo comunale di via degli Ulivi 11, resta un sogno realizzabile. Ma negli ultimi mesi a incrinare il rapporto tra la Nida, l’associazione Nazionale dell’Amicizia, e il Comune di Torino ci ha pensato la burocrazia. «Eccessiva e mai d’aiuto. Da priorità siamo diventati un peso, siamo caduti nel dimenticatoio» parole di Walter Galliano, capitano della Nida, che ieri ha incontrato i genitori del quartiere e i volontari per rendere conto della situazione.
In questi primi anni i ragazzi della Nida hanno avuto il loro bel da fare per rimuovere tutte le tonnellate di immondizia che si erano accumulate nel tempo dentro i vecchi campi che prenderanno il nome della piccola Bea. «Abbiamo trovato sporcizia di ogni tipo e demolito persino un caseggiato usato come alcova e dormitorio - spiega Galliano -, e come risposta la Città ha finito per farci le pulci su ogni cosa. Nemmeno una mano con l’impianto luci, siamo stati costretti a chiedere un prestito per la ristrutturazione della palazzina che ospiterà le attività per i disabili».
Il degrado l’ha fatta da padrone per anni. Portando vandalismo e occupazioni, denunciate dai residenti della zona. Il futuro, però, parla un’altra lingua: campi di calcio, tennis, basket, volley e bocce. Molto è già stato fatto, molto è ancora da fare. Il progetto stipulato dalla Nida con la Città di Torino prevede di inaugurare i nuovi campi nel 2025. Una concessione trentennale per riportare lo sport a Falchera «oggi messa a dura prova dalle istituzioni, che hanno smesso di aiutarci e che si rimpallano le responsabilità. Un progetto unico nel sociale ma da mesi stiamo andando avanti senza gli aiuti del Comune».
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