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L’arsenale dei boss in Canavese: «Kalashnikov, fucili e pistole»

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Pistole e fucili calibro 12, Kalashnikov. Armi nascoste e pronte da usare per commettere estorsioni, per trafficare droga o per «fronteggiare qualsiasi tipo di minaccia proveniente dall’esterno del sodalizio». La ‘ndrangheta e la zona del Canavese sono di nuovo protagoniste, questa volta nell’ordinanza del gip di Milano, che ieri è stata notificata dalla Guardia di Finanza a 13 arrestati, tra Milano, Roma, Pavia e Volpiano. La lunga e complessa inchiesta è della Dda di Milano. Tra i principali indagati ci sono esponenti della famiglia dei Barbaro. E proprio in una delle intercettazioni trascritte dal gip, si legge che: «Rocco Barbaro, in un’ambientale del 9 dicembre 2019, si autoaccusava della detenzione di alcune pistole: “...una c’è l’ho qua..!!. … una l’ho venduta, l’altra mi hanno detto che la vogliono … , ora ne ho due, un’altra la vendo ed una me la tengo …” e della trattativa per l’acquisto, presso calabresi di Torino “paesani di Torino”, di un blocco di armi particolarmente importanti “ne hanno una camiata ... belli belli ... qui in zona ... ‘na camiata ne hanno 14....hanno 5 fucili … un fucile di quello con il caricatore a banana 12 colpi ... un kalashnikov...12mila euro .. solo il fucile a 12 colpi, la mitraglietta e due kalashnikov e li vende a 2.500 l’uno.. sono 10.000 euro ti restano 5 pistole e 5 fucili». Dove fosse custodito questo arsenale di armi è un mistero, ma il riferimento ai «paesani di Torino» lascia supporre che sia nella zona della nostra provincia. «Di fatto, poi - prosegue il gip - almeno 5 dei “ferri” del campionario proposto, per il valore di 12.500 euro, sono stati acquistati dai Barbaro Antonio e Rocco», indagati per ‘ndrangheta, appartenenti alla famiglia di Platì. Tra gli arrestati ci sono anche i calabresi canavesani Franco Violi di Volpiano e Gianluca Infede di San Maurizio Canavese.
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