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Strage di pesci nel lago: «Colpa della siccità ma anche dell’incuria»

pesci morti lago

Pesci morti nel lago Fontanej, a Pianezza.

A denunciarlo, con delle foto shock pubblicate sui social, è stato Giovanni Bergamini e le immagini hanno subito fatto il giro dei social.

Il lago, fino a pochi anni fa, era una delle eccellenze paesaggistiche dell’area ovest di Torino. Ora, invece, è il manifesto dell’incuria e della siccità«Questo lago si trova in uno stato allarmante dovuto sì alla siccità che imperversa da molti mesi ormai, ma aggravato da una completamente mancata manutenzione. Mentre è puntuale la manutenzione del parchetto, dei giardini e degli spazi pubblici, il lago è stato ignorato per moltissimi anni, portandolo così a impoverirsi fino al risultato che potete vedere», scrive Giovanni.

I pesci sono stati tolti da qualche cittadino che ha ancora a cuore quel lago «per evitare che la loro decomposizione uccidesse anche tutti quei pochi esseri viventi che ancora, a fatica, resistono. L’afflusso d’acqua non è mai stato monitorato, non sono stati puliti i canali che un tempo alimentavano il lago e lo scarico perde, svuotando lo stagno appena giunge quella poca acqua donata dal cielo. Il fondale non è mai stato pulito negli ultimi 15 anni almeno: prima che fosse di proprietà del Comune veniva svuotato e pulito ogni cinque anni dai contadini delle cascine limitrofe. Ora si sono accumulati detriti, sporcizia e fango che sono dannosi per ogni specie autoctona», continua Bergamini che ora ha un’altra grande preoccupazione: «È in progetto la trasformazione della cascina adiacente al lago, la cascina Maria Bricca, costruita nel 1932, in un birrificio con servizio di ristorazione che porterà un’affluenza ancora più dannosa all’ecosistema. Alberi secolari, prati, api, pesci, rane, uccelli e ogni bene che nutre la nostra terra sarà destinato a scappare o, ancor peggio, a morire per far spazio al consumo. La sensazione dei visitatori è di essere in campagna ma non si rendono conto che più viene visitata, popolata e occupata e più si trasforma in un’aberrante illusione della stessa».

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