I carabinieri non cercano lontano. Perché chi ha rapito e poi giustiziato Fatmir Ara, 43 anni, impresario edilealbanese che abita a Mathi, non solo conosceva bene le abitudini della vittima, ma anche la zona dove è stato trovato il corpo. In piena campagna, a San Carlo Canavese; in un prato tagliato in due da un vicolo sterrato. Per arrivare in quel punto, si percorrono strade prive di telecamere di sorveglianza. L’uomo era a terra, crivellato da almeno tre colpi di pistola e, poco distante, c’era l’auto del fratello (ma in uso a Fatmir Ara), una station wagon scura, parzialmente danneggiata dal fuoco. Dai primi esami medico legali non sarebbero emersi segni di bruciature sul cadavere dell’impresario che sarebbe stato ucciso all’esterno della vettura, oppure ammazzato altrove e poi abbandonato in quel luogo. Sarà l’autopsia che sarà eseguita dal medico legale Roberto Testi, a chiarire i punti ancora oscuri. I carabinieri della compagnia di Venaria, intanto, cercano di scoprire il movente di un omicidio annunciato. Già, perché Fatmir Ara era scomparso da venerdì scorso, non aveva fatto ritorno a casa e non aveva dato notizie di sé alla moglie e al fratello e si era subito temuto il peggio. Forse rapito o addirittura torturato e poi ammazzato ancor prima di sabato quando, grazie a una segnalazione di un testimone, i carabinieri hanno trovato il corpo senza vita dell’uomo. «Un persona, gentile e affabile», lo ricordano così a Mathi, al bar centrale, «ma anche un uomo molto determinato. Per lui prima di tutto veniva la famiglia», la moglie e i quattro bambini per i quali Ara stravedeva. Sono i vicini di casa che raccontano delle feste di compleanno che l’impresario organizzava per i figli. L’ultima, per la piccola Tina, si è svolta in giardino, tra un mare di palloncini gialli. Nel passato dell’impresario, però, sono emerse alcune ombre: indagini per droga, armi e un processo nel quale era imputato insieme con un carabiniere, quest’ultimo accusato d’aver confidato all’impresario informazioni sensibili riguardo alcune querele che erano state presentate dall’ex compagna di Fatmir Ara, per maltrattamenti e percosse. Dunque, precedenti e pregiudizi che sembrano orientare le indagini, almeno in questa prima fase, in una direzione precisa. Una delle ipotesi al vaglio della procura di Ivrea, competente per territorio, è che l’uomo potrebbe essere stato giustiziato per fatti di droga e di denaro. Ma ieri a casa dell’impresario, che è anche sede della sua ditta, in via Cirié a Mathi, il fratello, gli amici e i parenti della vittima smentivano con energia. «Dell’omicidio - ha dichiarato il fratello - lo abbiamo saputo dai giornali. Non sappiamo perché sia stato ammazzato. Quel che sappiamo, però, è che ora ci sono quattro bambini che hanno perso il loro papà».
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