l'editoriale
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19 Ottobre 2022 - 08:07
Per i residenti del quartiere Borgo Vittoria era diventato un vero e proprio incubo. Un incubo che, ormai, sembra avere le ore contate. La Città di Torino, per voce dell’assessore alla Sicurezza Gianna Pentenero, ha dichiarato inagibile il vecchio rudere all’angolo con corso Venezia. Una bocciofila in disuso, con il tetto in amianto, diventata per un breve periodo casa per chi ha perso tutto. «Non risulta censita nel catasto e dunque tra gli immobili comunali» ha spiegato Pentenero rispondendo a un’interpellanza della consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, Dorotea Castiglione, e «presto verrà abbattuta». Anche se tempi certi, al momento, non ne esistono.
LA STORIA Si tratta di un capannone inutilizzato da anni che, come tutte le opere abbandonate in periferia, è diventato rifugio per tossici e disperati. Valida alternativa alle fabbriche della morte che si affacciano su Barriera di Milano. «Impossibile non vederli» raccontavano ancora ieri alcuni volontari al lavoro. «Al mattino escono e tornano alla sera, di notte c’è musica alta. Disturbano l’intero isolato». Eppure dopo lo sgombero della Gondrand e, a seguire, quello della piscina Sempione gli invisibili hanno cominciato a spostarsi prendendo di mira altre aree abbandonate. Il cantiere delle Ferrovie, lungo corso Venezia, (già oggetto di una denuncia riportata sul nostro quotidiano) e, appunto, il rudere sull’asse di via Breglio.
IL BLITZ Edificio diroccato, oggetto nella giornata di lunedì di alcuni controlli da parte della polizia municipale. All’interno del complesso, però, i vigili non hanno trovato anima viva. Solo tracce, piuttosto evidenti, del passaggio di alcuni abusivi. Su un tavolo vari oggetti e vestiti. Rotti i vetri, l’immobile è stato prontamente transennato per evitare nuove occupazioni. Una situazione che rischia ancora di sfuggire di mano. Affacciandosi sulla piccola rotonda che divide le due Circoscrizioni, infatti, il via vai di pusher e clienti continua a essere un gravoso problema senza soluzione.
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