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Dopo i cinghiali, la Coldiretti vuole abbattere anche i piccioni

I volatili sarebbero dannosi per le coltivazioni agricole: «Mangiano i semi»

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La Coldiretti vuole abbattere i colombi

Dopo i cinghiali, i piccioni. Coldiretti Torino, dopo aver messo nel mirino i suini, ora sposta l’obiettivo sui volatili invocando un piano urgente per ridurne il numero nei centri abitati e nelle campagne.
Coldiretti lo chiede alla Città Metropolitana, in quanto, secondo la legge, ha facoltà di operare il controllo della fauna selvatica quando intervengano le condizioni previste e cioè «per la migliore gestione del patrimonio zootecnico; per la tutela del suolo; per motivi sanitari; per la selezione biologica; per la tutela del patrimonio storico-artistico; per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche». Il caso dei colombi rientrerebbe nelle condizioni suddette perché «oltre ad essere portatori di zecche» questi uccelli «provocano danni anche all’agricoltura». «In queste settimane - spiegano in una nota dalla confederazione - gli agricoltori iniziano le semine primaverili che daranno i raccolti nel periodo estivo. Accanto alla scena più bucolica degli aironi che seguono le operazioni di preparazione dei campi per catturare lombrichi e roditori, senza conseguenze rilevanti per l’agricoltura, assistiamo alla più triste scena di enormi voli di piccioni intenti a divorare i semi appena posati nel terreno». Un problema che si ripete anche in altri periodi dell’anno. «Lo stesso accade alla maturazione, quando i piccioni attaccano i semi pronti per la raccolta. In particolare, i piccioni saccheggiano i fiori maturi di girasole, la soia e le spighe di grano. A partire da questa campagna agraria prevediamo che il sovrappopolamento dei piccioni diventi un problema sempre più serio perché dal 2023 cresceranno le superfici coltivate a soia e girasole per effetto delle politiche di agricoltura sostenibile dettate dall’Unione europea che prevedono l’impianto di colture a minore consumo di acqua e con maggiori rotazioni delle colture. Soia e girasole sono proprio le colture indicate ma sono anche quelle più appetite dal piccione». «A differenza delle cornacchie, che sono cacciabili, per i piccioni non vengono attuati contenimenti» sottolinea Coldiretti.

«Il piccione è una specie che non può essere gestita dai singoli comuni - osserva il presidente Bruno Mecca Cici - Serve l’adozione di un piano coordinato su scala provinciale. Non ci interessa il metodo da adottare per ridurre rapidamente il numero dei piccioni: per le nostre aziende agricole l’importante è il risultato di riportare il numero a livelli compatibili con l’agricoltura e con la sicurezza sanitaria».

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