Cerca

Processo per bancarotta

Embraco, ultimo atto: i manager patteggiano 4 anni per il crack e restano liberi

Nessun risarcimento per i lavoratori: «Ci hanno presi in giro»

embraco funerale

Per l'Embraco ieri si è consumato l'ultimo atto in tribunale

Quattro anni di reclusione per chiudere una vicenda nata cinque anni fa, quando la famiglia Di Bari e l'israeliano Ronen Goldstein hanno rilevato l'ex Embraco di Riva presso Chieri: a luglio 2018 festeggiavano con rinfresco e champagne nello stabilimento vuoto, che avrebbe dovuto restituire lavoro e dignità a quasi 500 lavoratori. Oggi quelle persone restano senza neanche un euro di risarcimento mentre i Di Bari se la cavano un patteggiamento di quattro anni per la bancarotta fraudolenta della Ventures, l'azienda che avrebbe dovuto salvare Embraco. E Goldstein rischia di iniziare il suo processo: all'epoca la procura non era riuscita a notificargli l'avviso di chiusura indagini, ora lo ha rintracciato in aeroporto e gli ha consegnato l'atto che potrebbe portare alla sbarra anche lui.

Gaetano Di Bari quando si è "presentato" ai lavoratori dell'ex Embraco di Riva Presso Chieri

Intanto si è concluso il processo a carico Gaetano Di Bari, i figli Luigi e Alessandra Di Bari, il marito di lei Carlo Noseda: sono i vertici di Ventures, accusati di bancarotta fraudolenta dopo che, nel 2018, si sarebbero intascati i soldi destinati a rilanciare l’Embraco. Il loro avvocato, Ivan Colciago, e il pubblico ministero Marco Gianoglio si erano accordati per patteggiare una condanna a tre anni di carcere.

Ieri, su richiesta della giudice Roberta Cosentini, la pena è stata rimodulata a quattro anni: «Siamo soddisfatti - riflette il legale - Questa pena ci consentirà di richiedere misure alternative, visto che è il limite massimo per accedere all'affidamento in prova ai servizi sociali». Quindi i responsabili del crack potrebbero restare fuori dal carcere mentre i lavoratori rimarranno senza risarcimenti, a parte quelli per le spese legali: «Adesso valuteremo un'eventuale causa civile, anche se sarebbe molto complicata» considera una dei legali che hanno assistito i sindacati, Elena Poli.

Una protesta dei lavoratori davanti al tribunale di Torino

«I lavoratori sono state vittime di tutta questa storia e ora speriamo che il processo al socio israeliano renda loro giustizia - si sfoga Ugo Bolognesi (Fiom), cui si aggiunge Vito Benevento (Uilm) - Almeno speriamo di aver dato un segnale al governo: vicende come queste non devono più succedere». Il più arrabbiato è Roberto Brognano, uno dei pochi lavoratori che ieri ha seguito l'ultimo atto: «Ci aspettavamo questa sconfitta, ultimo atto di questa presa in giro fatta di promesse virtuali. Ma non ci arrenderemo: speriamo in questo nuovo procedimento contro uno dei colpevoli del disastro che ha messo per strada 500 persone. Io ho lavorato lì 35 anni e ora sono disoccupato, così come mia moglie, anche lei ex dipendente Embraco».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.