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AVEVA 20 ANNI

In fuga dai droni, inciampa e muore. Si chiamava Moussa

Identificato dai suoi amici il migrante morto mentre cercava di andare da Claviere a Briançon

confine

«Ciao, mi chiamo Moussa, arrivo dalla Guinea». Si era presentato così ai suoi “compagni di avventura”, altri migranti che come lui avevano deciso di tentare di attraversare il confine italo-francese approfittando del buio della notte, di quell’oscurità che ti nasconde agli occhi umani delle guardie e a quelli elettronici dei droni ma che da amica può anche diventare nemica. E così è stato per Moussa che mentre percorreva i sentieri tra Monginevro e Briançon è inciampato ed è caduto. Moussa è morto così, dopo essere sopravvissuto alla marcia nel deserto, dopo aver traversato il mar Mediterraneo su un barchino, inseguendo il sogno di una vita migliore in Europa.

Il riconoscimento del corpo del migrante ritrovato l’altro giorno da un ciclista su un sentiero delle Alpi francesi, non è ancora ufficiale. Il giovane - apparentemente un ventenne - non aveva documenti ma le forze dell’ordine francesi hanno individuato, a Briançon, un gruppetto di migranti che hanno riconosciuto i suoi pochi oggetti personali. «Lo abbiamo incontrato mentre passavamo dall’Italia alla Francia - hanno spiegato - ci ha detto di chiamarsi Moussa e di venire dalla Guinea. Poi nel bosco l’abbiamo perso di vista». La marcia tra gli alberi è dura e il rischio di venire sorpresi dalle guardie o dai droni che da qualche tempo sorvegliano la frontiera, è troppo elevato. Se qualcuno del gruppo è più lento, non lo si può aspettare: bisogna uscire dal bosco il più in fretta possibile, prima dell’alba, per riuscire poi a raggiungere Briançon e a mischiarsi tra residenti, turisti e altri migranti. Un ulteriore piccolo passo nel grande viaggio verso la propria meta finale. Probabilmente è quello che è successo l’altra notte: Moussa è rimasto indietro, si è perso e nella fretta di arrivare a destinazione, ha messo un piede in fallo. Il medico legale non ha trovato segni di violenza sul suo corpo, solo qualche graffio sulle ginocchia, che Moussa probabilmente si era procurato strisciando sotto un ramo o arrampicandosi su un sentiero particolarmente impervio.

Ora si cercherà di restituire un nome e una storia a questo sfortunato migrante. Molto probabilmente uno dei 5 giovani, con lo stesso nome e la stessa provenienza, che nelle scorse notti hanno bussato alla porta del rifugio di Oulx, nelle ultime settimane preso d’assalto da centinaia di migranti sbarcati al sud e intenzionati a superare la frontiera dal punto più pericoloso ma anche da quello che offre più possibilità di farcela. A Oulx, Moussa ha ricevuto le indicazioni che cercava, poi si è messo in marcia. Ancora una volta, l’ultima.

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