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L'intervista della settimana

Due anni in giro per il mondo sulla nave più bella: la storia di Carmine Luzzi e dell'Amerigo Vespucci

Il racconto del viaggio sul veliero della Marina militare, che toccherà 31 porti in 28 Paesi

Carmine Luzzi marina militare Amerigo Vespucci

Carmine Luzzi sull'Amerigo Vespucci

Due anni fra i sette mari sulla “nave più bella del mondo”, com’è definita l’Amerigo Vespucci: fra quei 350 allievi e marinai c’è anche Carmine Luzzi, torinese d’adozione che passerà 20 mesi tra gli oceani, toccando 28 paesi e 31 porti. Un viaggio che renderà il Vespucci “ambasciatore del Made In Italy” nel mondo: «E’ un’esperienza indescrivibile» racconta Luzzi da Las Palmas.

Quella delle Canarie è solo una tappa del viaggio iniziato il 1° luglio da Genova. Come funziona questo “tour”?
«Era previsto a marzo 2020 ma è stato interrotto dalla pandemia a cinque giorni dalla partenza. Adesso siamo riusciti a partire e, per quasi due anni, faremo da ambasciatori del Made in Italy con aziende che ci supportano. Intanto facciamo da nave scuola per i cadetti che imparano come si navigava una volta, orientandosi con le stelle».

Il Vespucci nasce proprio come nave scuola, vero?
«Sì, ai 217 membri dell’equipaggio si aggiungono gli allievi, con un totale che può arrivare a 400 persone (compreso lo staff). Al momento gli allievi sono 126: anch’io insegno e spiego tutta la parte tecnica delle macchine, cioè quella di cui mi occupo. Tra gli impianti più importanti ci sono quelli di riscaldamento e condizionamento. E poi il dissalatore, che produce l’acqua dolce da quella di mare».

Perché non si portano le bottiglie?
«Imbarchiamo acqua e viveri perché 400 persone consumano tanto ma non ci sarebbe lo spazio per scorte così grandi. Quindi faremo “spesa” in tutti i 28 porti che toccheremo. Avremo la possibilità di vedere anche le città ma preciso che la nostra non è una crociera: stiamo lavorando».

Come sta andando finora?
«A chi piace navigare, il giro del mondo è il completamento di tutto: per me è stato bello andare in Somalia o in Sud Africa in missione ma questo viaggio è qualcosa che pochi hanno fatto, un bagaglio personale di culture e luoghi. A me piace scoprire, infatti cerchiamo di mangiare cibo tipico anche quando non scendiamo dalla nave».

Carmine Luzzi è nato nel 1982 in provincia di Salerno e ha vissuto lì fino al 2005, quando è entrato in Marina e si è specializzato come tecnico di macchine. Ha lavorato per sette anni sulle navi da guerra e dal 2017 è sulla Amerigo Vespucci con il grado di sottocapo scelto. Intanto, nel 2008, si è trasferito in Piemonte: dopo aver vissuto a Chieri, ora abita a Buttigliera d’Asti insieme alla moglie Alessandra e alla figlie Martina e Nicole, che hanno 9 anni e 1 anno e mezzo. Quando è a terra, fa il volontario per la Protezione civile a Chieri.


E’ una sorta di avventura, che ricalca la marina dei secoli passati?
«Siamo qui per cercare l’avventura: era proprio quello che volevo fare da quando avevo 20 anni e sono entrato in Marina, infatti ho subito detto di sì quando mi hanno proposto questo viaggio. Ho scelto la vita sulle navi perché amo il mare e amo viverlo. Infatti non mi piace stare in spiaggia e guardarlo da fuori. Solo che ogni tanto mi tocca andarci, costretto dalle bambine (sorride, N.d.R.)».

Di certo non bisogna soffrire il mal di mare per fare un lavoro del genere.
«Io non ho mai avuto problemi ma ci sono colleghi che, nonostante tanti anni in mare, soffrono ancora e non si abituano. Quindi s’imbottiscono di medicine e indossano i braccialetti. Noi comunque cerchiamo di navigare evitando le perturbazioni».

Sofferenze ripagate dall’onore di viaggiare sull’Amerigo Vespucci.
«Questa nave è un’emozione: è una Signora che ha 93 anni ed è stata varata nel ‘32 come nave scuola insieme al Colombo, poi dato alla Russia come debito di guerra. Per questo va trattata bene, anche perché ce la invidiano tutti: quando entriamo nei porti sembra che si fermi il tempo perché la guardano tutti con gli occhi puntati. Io ci godo: anche quando faccio da cicerone, vedo tanta gente che si emoziona e si commuove».

Mica per niente è stata definita “la nave più bella del mondo”.
«Lo disse il comandante della portaerei USS Indipendence, che incrociò il Vespucci nel 1962. Poi è successo di nuovo di recente con un’altra portaerei nell’Adriatico. Io c’ero».

Quali sono i programmi per questi mesi?
«Siamo partiti da Genova il primo luglio e ci siamo fermati a Marsiglia e Las Palmas. Poi Nigeria, Capo Verde e Sud America. L’esperienza lavorativa è diversa rispetto a una nave da guerra: io sono stato sulle fregate dal 2010 al 2017, dove sai quando parti e non sai quando rientri perché succedono sempre imprevisti. Sono più contento sul Vespucci perché è tutto più pianificato e c’è anche la possibilità di far venire da noi le famiglie. A Buenos Aires, invece, ci fermeremo più a lungo per fare manutenzione e io tornerò a casa per un po’».

Non è pesante stare lontano da moglie e figlie?
Capita spesso di stare lontano 6 mesi ed è la parte più dura del mio lavoro. Le bimbe soffrono sempre: quando mi hanno accompagnato in stazione a Chieri, mi sono saltate in braccio disperate. Per rincuorarle, ho detto che sarei tornato con tanti regalini. Hanno risposto: “Non vogliamo i regalini, vogliamo te”. Confesso che in treno sono scoppiato a piangere. Però questo è il mio lavoro e loro ne sono orgogliose. E poi riusciamo a essere vicini con la tecnologia: all’inizio della mia carriera, dovevo chiamare mia moglie con Skype dagli internet point.

E cosa succederà nel 2025, quando finalmente vi fermerete sul serio?
Io avrei dovuto andare in un ufficio a terra a fine anno. Ho chiesto di proseguire e posticipare tutto al 2025. Bisognerà poi vedere se riuscirò a resistere a terra: mi conosco e so che dopo 2 anni chiederò di essere reimbarcato. Non riesco a stare troppo a lungo con i piedi per terra, il mio lavoro è sulle navi.

Lo “dimostra” anche con tatuaggi da marinaio e una barba lunghissima.
«Sono 7 anni che l’ho fatta crescere: sono fissatissimo, la curo in modo maniacale e sono anche iscritto a un club di barbe, il Beard Bad Boys Italia. E quando sono a terra partecipo a raduni ed eventi di beneficenza.

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