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La sentenza
14 Dicembre 2023 - 14:35
Foto di repertorio (Andrea Piacquadio)
Quattro anni a Sergio Nidola, geometra del Comune di Moncalieri, e due anni e quattro mesi a un artigiano albanese: si è concluso così il processo per le irregolarità nella gestione della "messa alla prova" delle persone indagate o imputate, in cui era stato coinvolto anche il sindaco moncalierese Paolo Montagna.
La sentenza di oggi, infatti, è un tassello di un'inchiesta più vasta cominciata nel corso di accertamenti svolti dal pubblico ministero Gianfranco Colace a carico del sindaco Montagna: indagato per accesso abusivo a sistemi informatici, aveva chiesto la messa alla prova (Map). Cioè quell'istituto che prevede, per chi ne fa richiesta, la sospensione del procedimento penale in cambio dello svolgimento di lavori di pubblica socialmente utili, gestiti da società ed enti convenzionati: se l'esito è considerato positivo, il reato si estingue.
Secondo l'accusa i lavori di messa alla prova venivano svolti in maniera irregolare o addirittura fittizia: «Questo istituto - ha detto il pm in aula, concludendo con una richiesta di condanna a 8 anni per Nidola e 7 anni per l'albanese - è stato introdotto dieci anni fa. Fra luci e ombre. Nel nostro caso, l’ombra è che le attività non venivano verificate in maniera precisa e puntuale. Qui abbiamo visto più che altro tanta approssimazione. Anzi, le false attestazioni erano il 95% del totale: il confronto fra i documenti e i tabulati telefonici è impietoso».
I giudici, oggi, hanno dichiarato la falsità (e ordinato la cancellazione) dei provvedimenti di esito positivo della Map per quattro persone. Uno dei beneficiari, ieri, è stato condannato dalla Corte d'Appello, nell'ambito di un processo separato, a 10 mesi di reclusione.
Dal canto suo, Montagna è uscito dalla vicenda nel 2022 patteggiando 10 mesi.
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