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Il caso
03 Febbraio 2024 - 07:00
Circa sessanta opere d’arte sparite nel nulla: soprattutto quadri e icone del convento di San Francesco a Susa, cui si aggiungono due dipinti del Duomo di Torino, scomparsi mentre erano custoditi al santuario della Consolata.
Ecco cosa c’è al centro dell’inchiesta della Procura di Torino, coordinata dalla pubblico ministero Elisa Buffa, in cui è coinvolto monsignor Marino Basso, esorcista ed attuale parroco di Pecetto. Con lui, sono indagati per concorso in furto pluriaggravato il suo coinquilino Vincenzo Simone, il fratello di quest’ultimo Francesco (restauratore) e il titolare di una bancarella del mercatino di Borgo d’Ale, in provincia di Vercelli.
Qui, nel 2021, un carabiniere del comando di Tutela del Patrimonio Culturale riconosce un quadro sospetto, molto simile a uno di quelli di cui era stato denunciato il furto dal convento di Susa. Confronta le immagini e l’accertamento dà esito positivo: l’opera sarebbe la stessa. Una svolta per le indagini, già avviate dopo la scomparsa dei dipinti di Susa e Torino. E i sospetti ricadono presto su don Basso e i fratelli Simone: il monsignore, rettore della Consolata dal 2006 al 2014, in passato ha operato anche a Susa.
«Ho da dire solo una cosa: sono estraneo a tutti i fatti che mi vengono contestati. Io e la parrocchia non abbiamo niente a che fare con questa vicenda» ha scandito il sacerdote nei giorni scorsi. Cioè subito dopo essere stato svegliato all’alba di martedì mattina dai carabinieri mandati dalla Procura per perquisire Villa Sacro Cuore, splendida dimora settecentesca accanto dove vive don Basso. Cercano le opere scomparse e ne trovano una parte: una decina di loro, riconducibili al convento di San Francesco a Susa, sono state recuperate e sequestrate. Ma l’inchiesta non è ancora finita: gli inquirenti indagano anche per capire se manchino all’appello putti e altre opere della parrocchia Santa Maria della Neve, dove il prete-esorcista è parroco da quasi dieci anni.
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