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IN TRIBUNALE

Violenza sessuale nella cucina del bar: «Ti vorrei leccare...»

La presunta vittima è una cameriera di 18 anni, che ha denunciato anche di non essere stata pagata per il suo lavoro

Violenza sessuale nella cucina del bar: «Ti vorrei leccare...»

Foto di repertorio

«Volevo far vedere ai miei genitori che potevo essere indipendente». Per questo Stefania, a soli 18 anni, ha accettato di lavorare (in nero) in quel locale di Pinerolo. E per un periodo ha accettato anche le attenzioni particolari del collega, compagno della titolare del bar: «Mi diceva "Ti vorrei leccare, vedrai che ti piacerà"» ha raccontato la ragazza, che poi ha denunciato quel 53enne. E oggi, a distanza di quasi due anni dagli episodi contestati, se l'è trovato a pochi metri di distanza in un'aula di tribunale.

L'uomo è accusato di violenza sessuale ai danni della ragazza, che aveva iniziato a lavorare con lui a marzo 2022: «Dovevo stare in cucina, fare toast, pulire. Pochi giorni dopo che ho iniziato, ha preso confidenza - ha raccontato Stefania (il nome è di fantasia), rispondendo alle domande del pubblico ministero Lisa Bergamasco - Mi diceva: "Vorrei leccarti, vedrai che ti piacerà". Una volta, mentre lavavo i piatti, è passato con la mano aperta e mi ha sfiorato il sedere. Io mi sono irrigidita, mi sono detta "Cosa sta succedendo?" e ho pensato "si è sbagliato"».

Però, poi, gli episodi hanno cominciato a ripetersi: «C'erano mugugni e versi, poi mi ha sfiorato sotto il seno». Ma la 18enne si è tenuta a lungo tutto dentro: «Volevo tenermi il posto di lavoro ed essere una ragazza indipendente. Per questo ho continuato per un mesetto». Quando ne ha parlato con la cugina, anche lei in aula per testimoniare stamattina: «Stefania piangeva, mi ha detto che lui si era proposto per farle perdere la verginità». E le avrebbe anche proposto di masturbarlo.

In seguito c'è stata una discussione per questioni di lavoro con la compagna del 53enne, titolare del locale. Che ha licenziato la ragazza: «A quel punto ho confidato tutto a mia sorella e al suo fidanzato, poi a mamma e papà». Che sono andati al bar a parlare: «Ci ha detto che non era vero niente e che nostra figlia era pazza» hanno riferito in aula i genitori. Col papà decisamente arrabbiato per quanto raccontato dalla figlia: «Hanno avuto una discussione molto accesa. Poi la compagna ha chiamato i carabinieri perché mio padre era molto agitato e urlava» aggiunge Stefania. Che, nel frattempo, si è rivolta all'avvocato Mario Incardona, ha fatto denuncia e ha aperto anche una vertenza con la Cgil per farsi pagare i due mesi di lavoro: «Si rifiutavano di pagarmi quanto avevamo pattuito all'inizio, 5 euro l'ora senza contratto. Volevano pagarmi la metà. E adesso non ho ancora preso una lira».

Per l'aspetto dei pagamenti, però, è coinvolta solo la titolare del locale e non il compagno. Il quale risponde "solo" della violenza sessuale ma, assistito dall'avvocato Andrea Giordana, respinge ogni accusa e ipotizza una vendetta: «La mia compagna mandò via la ragazza perché non era contenta di come lavorava. Si presentava alle 11 con gli occhi gonfi perché faceva tardi. Persino tagliare l’insalata era un problema. Mentre se ne andava, mi fissò negli occhi dicendo “te la farò pagare”. Pensai ai soldi, che le avrei comunque dato perché era regolarmente sotto contratto. Invece ci mise anche dell’altro».

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