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La sentenza
01 Febbraio 2024 - 12:59
Non sono bastate consulenze tecniche e perizie mediche per "salvare" il pittore accusato di violenza sessuale ai danni di un'agente immobiliare: i giudici hanno creduto al racconto della donna e alle contestazioni mosse dal pubblico ministero Chiara Canepa, che aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi. Ed è proprio la pena inflitta pochi minuti fa in tribunale dalla giudice Paola Odilia Meroni.
I fatti risalgono al 4 giugno 2020: secondo quanto ricostruito, il pittore 62enne ha palpato il fondoschiena di una 60enne, una distinta signora che si era presentata a casa dell'uomo in qualità di agente immobiliare. Doveva valutare l'appartamento per un’eventuale vendita, invece era scappata da quella casa in preda al panico e urlando “maiale!”. Poi ha sporto denuncia e ha raccontato la sua versione dei fatti anche al processo, assistita dall'avvocato Antonio Maria Borello.
Dal canto suo, l'imputato ha sempre negato: «E' tutto un equivoco» hanno spiegato l'uomo e la suo legale, Annunziata Morabito. E hanno puntato sulle perizie mediche che hanno confermato come lui abbia davvero la "mano morta": da quando era adolescente, per colpa di un trauma, ha una grave disfunzione al braccio sinistro che gli impedisce di muoverlo del tutto. Ma, soprattutto, la lesione costringe la mano, ormai atrofizzata, a una posizione ad “artiglio”. O a "flipper". Per questo sono servite perizie e anche un approfondimento sul vocabolario Treccani per definire con precisione il concetto di "palpeggiamento" e di molestia "repentina e prolungata". Alla fine i giudici lo hanno giudicato colpevole e ora dovrà anche pagare circa 10mila euro fra spese legali, processuali e danni da pagare all'agente immobiliare violentata.
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