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CHIERI
20 Febbraio 2024 - 20:32
Due murales su una parte delle pareti esterne, il piano pilotis chiuso, il campo da calcio in cortile rimesso a nuovo e undici alloggi inagibili rimessi a nuovo. Ma ai residenti non basta.
Partiranno nei prossimi giorni i lavori di riqualificazione delle palazzine popolari di via Monti, a Chieri. Lunedì pomeriggio, il presidente di Atc (che le gestisce) Emilio Bolla li ha presentati ai residenti. «Abbiamo bisogno di una ristrutturazione completa, non basta qualche intervento nelle aree esterne» reclamano alcuni residenti. C’è chi lamenta perdite all’interno degli alloggi, chi segnala muri scrostati, citofoni non funzionanti e pavimenti da aggiustare. «Segnalo questi problemi da anni, ma Atc non ha ancora neppure mandato un perito per valutare la situazione» insiste una inquilina. Giuseppe Greco indica i locali sulle coperture della scala 15. «Lo vede questo materasso? C’è gente che passa qui le notti». Lì accanto, ci sono escrementi umani e una distesa di rifiuti.
Bolla tiene conto del malcontento: «I lavori che partiranno valgono più di mezzo milione di euro e sono coperti dal Pnrr». Il piano pilotis verrà diviso in più sezioni (una per scala) e ospiterà una nuova sala riunioni a disposizione dell’associazione dei residenti del quartiere, mentre in cortile sarà anche costruita un’isola ecologica. «Il finanziamento europeo non poteva essere usato per la manutenzione ordinaria. Saranno migliorie significative, ma non la soluzione a tutti i problemi. Per questo, continueremo a cercare occasioni per finanziare nuovi lavori».
Una questione non semplice, che si trascina da anni. Anche perché, qui come in altre zone della Città Metropolitana, le case popolari non sono di proprietà del Comune di Chieri, ma del Comune di Torino. Il primo, anche se trovasse le risorse, non potrebbe finanziare la loro manutenzione, visto che non ne è proprietario; il secondo non investe da anni. «Bisogna incentivare il passaggio di proprietà al Comune di Chieri» guarda al futuro Bolla. Ma il sindaco Alessandro Sicchiero non intende percorrere questa strada: «Non sarebbe sostenibile, ma siamo disposti a sederci a un tavolo con tutti i soggetti interessati per ragionare sulla questione in modo serio».
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