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Il processo

5G, il Comune perde la battaglia in tribunale. Ma la guerra dei ripetitori continua

Ente pubblico e gestori si sono scontrati davanti al Tar: ecco com'è andata

5G, il Comune perde la battaglia in tribunale. Ma la guerra dei ripetitori continua

La guerra delle antenne 5G finisce in tribunale e i gestori vincono le prime due battaglie contro il Comune di Pianezza. Ma non è ancora detta l'ultima parola: «Vedremo cosa decideranno i giudici nel merito, per adesso siamo dispiaciuti e perplessi» si sfoga il sindaco Antonio Castello.

Il primo cittadino di Pianezza non accetta la doppia decisione del Tar, il tribunale amministrativo chiamato a dirimere le questioni fra privati ed enti pubblici. I giudici non hanno deciso nel merito ma hanno emesso un'ordinanza che accoglie l'istanza cautelare di Iliad e Wind, che si erano opposti alla delibera del Consiglio comunale dello scorso 30 settembre e al conseguente ordine di sospendere i lavori per l'installazione di nuove antenne: «Quando ci siamo insediati, sono arrivate delle richieste per impianti 5G - ripercorre Castello - Noi volevamo mettere dei paletti, definendo il piano urbanistico delle antenne che definisse spazi e zone sensibili. Così, nell'attesa, abbiamo approvato quella mozione in Consiglio».

Con la delibera, Pianezza «si oppone all’installazione di nuovi impianti per la tecnologia 5G, fino alla pubblicazione del nuovo Regolamento» e intanto «invita il sindaco e la giunta a continuare il lavoro già in atto nell’ordinare l’interruzione di ogni e qualsivoglia lavoro di costruzione di nuove strutture/tralicci/allestimenti al momento in corso o da avviare all’interno del territorio comunale destinati ad ospitare apparati radioelettrici per la tecnologia 5G».

Infatti Castello ha bloccato i lavori di Iliad e di Wind, con quest'ultima già pronta ad aggiornare le antenne già presenti sul tetto del condominio di via Manzoni 15 (nella foto sotto).

Ma le due società hanno fatto ricorso al Tar e hanno vinto una prima battaglia, ottenendo la sospensione cautelare del provvedimento di sospensione. In attesa di valutare entrambi i casi nel merito, il 4 giugno, i giudici amministrativi parlano di "difetto di istruttoria" (fra le varie contestazioni). E puntano il dito contro la scelta comunale: «Un contesto di incertezza scientifica circa l’esistenza di rischi per la salute umana correlati alla tecnologia 5G, tale da giustificare l’adozione di misure anticipatorie improntate al principio di precauzione, non può essere desunta unilateralmente dall’amministrazione pubblica sulla base di studi scientifici isolati e minoritari, vieppiù a fronte delle valutazioni favorevoli all’implementazione di tale tecnologia rese da amministrazioni nazionali e regionali». Inoltre la decisione di Pianezza non ha vagliato «ipotesi meno invasive della sfera giuridica del privato» e impedisce «la diffusione all’interno del territorio comunale (...) della rete mobile di nuova generazione, servizio di manifesta rilevanza pubblicistica e di preminente interesse generale».

Da qui la decisione di dare ragione al privato, anche senza entrare nel merito. A giugno il Comune proverà a ribaltare la sentenza e a vincere la guerra dopo le prime due sconfitte in battaglia. Ma sarà dura: «Siamo in chiaro imbarazzo ma non è corretto che queste installazioni ci vengano imposte: bisogna discutere. Altrimenti perché si fanno i piani delle antenne? Oppure i gestori possono fare cosa vogliono senza considera se, dove loro installano, noi vogliamo aprire una scuola o una residenza per anziani? E, se adesso cominciano i lavori per i ripetitori, li devono smontare?.

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