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IL CASO
16 Giugno 2025 - 21:30
MARA FAVRO
Restano ancora molti i punti oscuri sulla morte di Mara Favro, la donna di 51 anni scomparsa l’8 marzo 2024 e ritrovata mesi dopo, senza vita, nei boschi di Gravere, in Val di Susa. A oltre un anno di distanza, l’inchiesta è ancora aperta e, tra le varie ipotesi, spunta anche quella suicidaria. Una possibilità, al momento, che resta tale: solo un’ipotesi.
Il materiale su cui lavorare è estremamente limitato. Sui resti di Favro, ritrovati in stato di avanzata scheletrizzazione, è stata eseguita un’autopsia il 12 marzo 2025. Gli esiti dell’esame – condotto dai medici legali Roberto Testi e Greta Cena – hanno riscontrato lesioni compatibili con una morte violenta: traumi multipli, fratture recenti al bacino, femore, vertebre e scapola, oltre a colpi alla testa compatibili con una caduta da grande altezza.Secondo quanto emerso, le caratteristiche delle fratture sono compatibili con un grande traumatismo. In termini generali, scrivono gli esperti, una caduta da un dirupo come quello in cui è stato rinvenuto il corpo è non solo compatibile, ma anche caratteristica di un evento suicidario.
Tuttavia, come si legge negli atti, l’estrema povertà dei reperti – una ventina di ossa e pochissimi frammenti di DNA – unita all’assenza totale di parti molli, impedisce di escludere con certezza altre ipotesi: non solo quella accidentale, ma anche quella omicidiaria. In particolare, non si può escludere che la donna sia stata uccisa con modalità che non abbiano lasciato tracce evidenti sullo scheletro, come l’uso di armi da fuoco o da taglio, e che il corpo sia stato poi trasportato – circa 70 chili di peso – lungo un sentiero ripido fino al bordo del dirupo per essere gettato nel vuoto.
Mara Favro viveva a Susa ed era madre di una bambina di nove anni. Da pochi giorni lavorava come dipendente in una pizzeria a Chiomonte. L’ultima volta era stata vista proprio lì, poco dopo la fine del suo turno di lavoro. Poi, il silenzio.Per la sua morte risultano indagati per omicidio e occultamento di cadavere il titolare della pizzeria, Vincenzo Milione (conosciuto come Luca), e un ex dipendente, Cosimo Esposto.«I risultati dell’esame antropologico? Sono come me li aspettavo» ha commentato Tommaso Luca Calabrò, avvocato di Milione.
«I dati rafforzano l’ipotesi suicidaria.
Archiviazione? Deciderà il procuratore», ha proseguito, riferendosi al pm Cesare Parodi. «Sicuramente questa perizia non aggiunge nulla riguardo le accuse mosse al mio cliente. Anzi…», ha concluso. Sulla stessa linea Elena Piccatti, legale di Cosimo Esposto: «Questo esito conferma che non vi sono elementi significativi riguardo l’accusa al mio cliente».
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