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cronaca
29 Luglio 2025 - 19:00
A Susa l’accesso ai centri estivi per i minori con disabilità è diventato un costo privato a carico delle famiglie. A denunciarlo è il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, che ha raccolto le segnalazioni dell’Associazione Cuori Blu Autismo Susa, impegnata nel sostegno ai bambini con disturbi dello spettro autistico. Secondo quanto emerso, diversi nuclei familiari sarebbero stati costretti a coprire fino a 400 euro a settimana per garantire la presenza di un educatore individuale, figura indispensabile per l’inclusione del minore nelle attività estive. Una situazione che, oltre al disagio economico, pone seri interrogativi sul rispetto dei diritti fondamentali, in particolare per quanto riguarda il principio di inclusione.
Il Coordinamento ricorda che il supporto educativo personalizzato per i minori con disabilità non è un servizio accessorio, bensì una misura essenziale e legalmente riconosciuta. L’assenza o la limitazione di questo supporto, anche nei mesi estivi, è in contrasto con la Costituzione italiana, la Legge 104/1992 e la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che non prevedono deroghe stagionali al diritto all’istruzione e alla partecipazione.
Nonostante l’intervento dell’associazione Cuori Blu, che ha deciso di farsi carico direttamente dei costi per garantire continuità educativa ai bambini coinvolti, il problema rimane sistemico. Il gesto, pur apprezzabile, non può diventare sostitutivo dell’azione pubblica, né può mascherare le responsabilità istituzionali in materia di assistenza educativa.
Alla luce di quanto accaduto, il Coordinamento ha avanzato tre richieste concrete:
Un intervento immediato della Regione Piemonte per garantire la copertura totale del servizio educativo individualizzato per tutta l’estate.
L’adozione di linee guida nazionali vincolanti, per assicurare uniformità e continuità dei diritti educativi e assistenziali anche fuori dal calendario scolastico.
L’attivazione di un tavolo tecnico-istituzionale con Ministero dell’Istruzione, Regioni, ANCI e rappresentanti delle famiglie, per costruire un modello nazionale di inclusione estiva.
Il caso di Susa è indicativo di una disparità territoriale che continua a pesare sulle famiglie con figli disabili. In assenza di un quadro normativo uniforme, la garanzia dei diritti fondamentali resta affidata alla disponibilità dei singoli Comuni o all’intervento del volontariato.
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