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ambiente e territorio
08 Settembre 2025 - 14:21
In Valle Argentera sono ancora ben visibili i segni delle disastrose frane dello scorso anno
In provincia di Torino 42.523 edifici sorgono su terreni a rischio elevato o molto elevato di frana. Un dato che purtroppo in Italia non supera nessuno: neanche Genova o Napoli contano così tanti edifici ammassati in aree a grande rischio.
Il dato è uno dei (tanti) contenuti in "Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio", il rapporto annuale dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l'istituto tecnico-scientifico del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. Un corposo rapporto che in 220 pagine passa in rassegna tutti i possibili rischi idrogeologici (frane, alluvioni, valanghe, erosione costiera) individuando le aree del Paese in cui il rischio è più elevato. E Torino e il Piemonte, purtroppo, occupano uno dei posti principali in quasi tutte le "classifiche" riguardanti il rischio di frane.
Una situazione che nel corso degli ultimi anni è peggiorata. Nel 2021 in Piemonte si contavano 1.716 chilometri quadrati di territorio a rischio frana di cui 1.583 a rischio elevato o molto elevato. Nel 2024 i chilometri quadrati sono diventati rispettivamente 1.879 (+9,5%) e 1.725 (+9%). Un aumento che non è da ricondurre solo al maggiore rischio derivato dai cambiamenti climatici che stiamo vivendo, caratterizzati da fenomeni estremi sempre più diffusi e numerosi, ma anche dal fatto che con il passare del tempo si contano studi di maggior dettaglio o in aree non precedentemente coperte e le mappature di nuovi fenomeni franosi.
Ma l'Ispra non si limita a individuare i territori a rischio. Incrociando i dati con quelli di altri enti (Istat, catasti e simili) arriva infatti a indicare che nei 1.879 km quadrati del Piemonte a rischio frana vivono 145.507 persone, pari a 70.162 famiglie. Più di 77mila persone vivono in zone a rischio elevato o molto elevato: in Italia, fanno peggio solo Campania, Sicilia, Toscana, lazio, Liguria ed Emilia Romagna. Un dato che si riflette in quello della provincia di Torino, dove si contano 33.219 abitanti (pari a 16.393 famiglie) in zone a rischio elevato o molto elevato. In questo caso, peggio fanno Genova, Lucca, Firenze, Napoli, Salerno, Palermo e Avellino.
E sulla provincia di Torino occorre aprire una parentesi, perché dalla relazione emerge un dato curioso. Ispra infatti incrocia i dati dei residenti con quelli dei posti letto alberghieri per individuare i comuni in cui sono di più le persone veramente a rischio. Tanti piccoli comuni montani infatti nei giorni di ponti e vacanze vedono la propria popolazione moltiplicarsi e coloro che corrono rischi in casi di eventi estremi di conseguenza aumentano in modo esponenziale. Visto quanto accaduto nelle ultime estati a Bardonecchia, colpita da due disastrose colate detritiche, sarebbe stato facile indicare la località valsusina come favorita in questa poco ambita classifica. E invece, a sorpresa, Ispra punta il proprio obiettivo sulla valle vicina, la Val Chisone, indicando Pragelato (dove insiste il Club Med con i suoi oltre mille posti letto) come il Comune più a rischio, seguito da Sestriere e Usseaux.
Infine, il capitolo edifici. In Piemonte sono 142mila quelli che sorgono in terreni pericolosi, 92.867 dei quali a rischio elevato o molto elevato. Di questi ultimi, 42.523 sono in provincia di Torino che, come detto, in questa particolare classifica risulta essere la peggiore d'Italia. E poi ancora: le industrie a rischio elevato o molto elevato in Piemonte sono 5.858, di cui 2.770 a Torino (peggio fanno solo Napoli e Salerno) e, infine, in Piemonte ci sono 919 beni culturali (chiese, musei, monumenti) a rischio elevato o molto elevato, di cui 370 a Torino. Peggio, in questo caso, fanno Genova, Viterbo, Isernia e Napoli.
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