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Il caso

Coldiretti Piemonte alla Regione: servono nuovi metodi contro la Popillia japonica

Coldiretti invia lettera alla Regione chiedendo maggior impegno per metodi di lotta contro il coleottero. Infesta già tre comuni lombardi su cinque e si espande di 10 km all'anno

Coldiretti Piemonte alla Regione: servono nuovi metodi contro la Popillia japonica

Il fenomeno della Popillia japonica è ormai un'emergenza in Piemonte, con danni economici ingenti alle imprese agricole. Lo denuncia Coldiretti Piemonte, che ha inviato una lettera alla Regione chiedendo un maggior impegno per approfondire metodi di lotta convenzionali e biologici contro questo insetto alieno.

UN PARASSITA VORACE CHE DISTRUGGE LE COLTURE
I cambiamenti climatici hanno portato in Italia una vera e propria invasione di insetti e parassiti provenienti da altri continenti. Si va dalla cimice asiatica alla Popillia japonica che distruggono frutteti e vigneti, dalla Drosophila suzukii che attacca ciliegie, mirtilli e uva, al cinipide galligeno che ha fatto strage di castagni, dal bostrico tipografico che devasta i boschi nell'arco alpino al calabrone asiatico e al coleottero africano che attaccano gli alveari.

La Popillia japonica, in particolare, è un insetto esotico capace di compiere danni immensi a molte specie vegetali coltivate. Questo coleottero è molto vorace e si riproduce a dismisura, infestando giardini e orti. È in grado di colpire tutte le specie vegetali, dai prati alle piante ornamentali, dagli alberi da frutto ai vigneti, alle colture orticole di pieno campo.

«Non c'è più tempo da perdere: serve sperimentare nuovi metodi, come è già avvenuto per altri insetti alieni, che potrebbero essere la soluzione a minor impatto ambientale e con la miglior efficacia», spiegano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale. «Mettiamo a disposizione il nostro staff tecnico sia per forme di collaborazione su tutto il territorio piemontese sia per la partecipazione a tavoli di coordinamento che potrebbero essere convocati per condividere le strategie di contenimento. A rischio c'è la produzione di cibo made in Piemonte».

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