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piemonte
06 Agosto 2025 - 10:11
Il coleottero giapponese si mangia le coltivazioni torinesi, Erbaluce in ginocchio. "È peggio dei dazi di Trump"
Sedici milioni di euro. È questa la stima temporanea dei danni inflitti dal coleottero giapponese all’agricoltura torinese. Un vero e proprio flagello che si è abbattuto in particolare sulle vigne dell'Erbaluce il pregiato vino di Caluso, ma non solo. Tutta colpa della Popilia japonica, il coleottero di origine orientale arrivato dall’Oriente presumibilmente con carichi di vegetali via mare e adattato in Pianura Padana grazie al cambiamento climatico. Con le settimane calde di fine giugno-inizio luglio molti esemplari sono stati individuati anche in montagna. L'insetto è stato segnalato per la prima volta nel 2014 lungo l’asta del Ticino. Ora, la Popilia è arrivata in massa anche in Piemonte e ha stabilito colonie numerosissime con centinaia di migliaia di individui e, anche qui, non si sono ancora messe in atto contromisure. La Popilia si nutre di vegetali e, da questa estate, ha infestato in modo impressionante molte aree agricole tra cui le vigne e i campi di mais del Canavese, ma ha colonizzato anche molti noccioleti e frutteti tra Canavese e Collina di Torino e molte aree del Ciriacese. In particolare, nelle vigne dell’Erbaluce, intorno a Caluso la situazione è desolante con il triste spettacolo di viti completamente ridotte a scheletri e ricoperte di coleotteri in riproduzione. Tra Collina torinese, Ciriacese e Canavese fino al confine con la provincia di Vercelli si stimano perdite del 40% della produzione di uva; 25% della produzione di soia; 30% di perdita della produzione di pesche e prugne; 25% di produzione di nocciole; 15% di produzione di mais con un’incidenza maggiore sulle semine tardive da “secondo raccolto”. Tenendo conto delle produzioni medie per ettaro e delle quotazioni sui mercati si superano i 6 milioni di valore di produzioni agricole perse cui aggiungere 10 milioni per la mancata produzione dell'Erbaluce. «Gli agricoltori sono rimasti completamente spiazzati da questa infestazione – conferma il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Ci siamo ritrovati da un giorno all’altro con le coltivazioni piene di questi insetti affamati che in molti casi hanno azzerato i raccolti. Un danno enorme che colpisce soprattutto le aziende che praticano l’agricoltura biologica e che non hanno strumenti per difendersi. Ora sta terminando il ciclo naturale ma non osiamo pensare quello che succederà la prossima primavera quando tutte le uova deposte nei terreni agricoli si schiuderanno tutte insieme moltiplicando in modo esponenziale». Se si pensa che, al momento, si stima una presenza di alcuni milioni di insetti adulti che in questi giorni stanno terminando la riproduzione per deporre le uova nel terreno e, considerando che una femmina produce dalle 40 alle 60 uova, si teme che nell’aprile 2026 avremo decine di milioni di larve pronte a brucare le coltivazioni. «Non possiamo rimanere impotenti. Questo flagello si sta rivelando peggiore dei dazi di Trump. Servono misure per rifondere ai produttori i valori delle perdite ma soprattutto servono ricerche per individuare le metodologie più efficaci per contrastare questa invasione prima che i numeri rendano insormontabile la quantità di insetti da debellare. La Regione deve fare la sua parte finanziando studi che ci diano subito strumenti per debellare la Popilia o perlomeno contenerla. Altrimenti il prossimo anno assisteremo al tracollo delle produzioni agricole dell’intera provincia di Torino».
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