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l'abbandono
31 Ottobre 2025 - 19:00
C’è un punto delle colline torinesi, tra Chieri e la campagna, dove il tempo sembra essersi fermato. Tra alberi che si piegano verso l’edera e muri che respirano umidità e silenzio, sorge Villa Moglia, una dimora che ancora oggi incute rispetto — e forse un po’ di timore.
Costruita nel XVIII secolo come trasformazione di un antico opificio tessile della famiglia Turinetti, la villa è un capolavoro architettonico di oltre 6.000 metri quadrati, circondata da un parco secolare di 30.000 metri. Una piccola chiesa interna, con altare e affreschi ormai corrosi dal tempo, racconta di fasti ormai perduti. Eppure, dietro l’eleganza decadente dei soffitti affrescati e delle decorazioni giapponesi, si cela qualcosa di più oscuro.
Negli ultimi anni, Villa Moglia è diventata meta di esploratori urbani e curiosi del mistero. Durante una di queste esplorazioni notturne, i visitatori si sono imbattuti in una stanza sigillata dai carabinieri: alcuni mesi prima, infatti, erano state ritrovate presunte ossa umane. Da allora, le voci si sono moltiplicate: c’è chi parla di attività paranormali, chi di messe nere, chi giura di aver visto ombre muoversi tra le finestre rotte.
E in effetti, qualcosa di inspiegabile è accaduto anche durante quella visita. Riguardando le foto scattate all’interno, gli esploratori hanno notato un volto inquietante che sembrava osservarli da una finestra: un bambino, con la testa schiacciata e un’espressione beffarda, come se stesse facendo una linguaccia.
In un primo momento si è pensato al fenomeno della pareidolia — quella tendenza della mente a vedere figure dove non ce ne sono — ma l’immagine era troppo nitida, troppo reale. Solo dopo aver approfondito la storia del luogo è emerso che, nel Seicento, sul terreno della villa sorgeva una filanda, dove lavoravano anche bambini sfruttati e malnutriti, spesso destinati a una fine prematura.
Coincidenza? Suggestione? O forse un segnale da chi, secoli fa, non ha mai lasciato davvero quei muri?
Oggi Villa Moglia è abbandonata, vandalizzata, inghiottita dalla vegetazione che si arrampica sui suoi portali e sfiora gli affreschi sbiaditi. Appartiene ancora al Comune di Torino, ma da anni nessuno sembra occuparsene. E così, ogni notte, tra il vento che attraversa i corridoi e il cigolio delle persiane, sembra che la villa continui a raccontare — a chi sa ascoltare — la sua storia.
Magari con la voce di quel bambino dispettoso, che ancora oggi, chissà da dove, fa le boccacce a chi osa disturbarlo.
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