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03 Novembre 2025 - 10:45
I maltrattamenti ripresi dalle telecamere della video-sorveglianza
«Se non ci sono già le telecamere, ma intanto siamo tutti in galera…». Così parlava, dopo la visita dei carabinieri, uno degli operatori della comunità di Luserna San Giovanni, nel Pinerolese, ormai nota come “la comunità degli orrori”.
Un luogo che avrebbe dovuto accogliere persone con fragilità psichiatriche, ma dove – secondo la procura – si consumavano violenze, umiliazioni e abusi sessuali. Otto operatori sono oggi a giudizio immediato, accusati a vario titolo di maltrattamenti e violenza sessuale ai danni degli ospiti. Si tratta di Gudumac Ion, Patrizia Polliotto, Nicolai Mosulet, Aziz Saadii, Maurizio Carle, Matteo Ricca, Francesco Catanzariti e Roberto Persiano. Il processo, inizialmente fissato per gennaio, è stato anticipato a dicembre.

Negli atti d’indagine, oltre un migliaio di pagine tra intercettazioni, filmati delle telecamere e verbali d’interrogatorio, emerge un quadro definito «di sopraffazione sistematica». Le immagini e le testimonianze raccontano di ospiti insultati, picchiati, costretti a compiere atti sessuali, in particolare uno di loro, considerato dagli investigatori una delle vittime principali, bersaglio di oltre la metà degli episodi documentati. Durante gli interrogatori, alcuni operatori hanno parlato di un clima di paura e mobbing verso chi non apparteneva alla “cerchia” dominante della struttura.

Una rete di silenzi e intimidazioni che avrebbe coperto, per mesi, le violenze quotidiane. Ora nelle carte compare anche un nono nome, quello di Davide Lagni, classe 1999. Non avrebbe partecipato alle aggressioni fisiche, ma secondo l’accusa avrebbe vessato psicologicamente gli ospiti, insultandoli e contribuendo a mantenere «un generale clima di sopraffazione all’interno della residenza». Un comportamento che per i magistrati rivela «una capacità delinquenziale al pari dei coindagati» e che ha fatto scattare anche per lui le misure cautelari. I fascicoli dell’indagine Santa Dinfna, a cura della pm Rossella Salvati, raccontano decine di momenti di violenza quotidiana, tra urla, schiaffi, spinte, ginocchiate e colpi con oggetti improvvisati. Uno dei metodi punitivi degli oss indagati era quello della “purga”. Intrugli che portavano gli ospiti «a restare ore e ore sul water, tra mal di pancia e umiliazione». Ma succedeva «solo quando se lo meritavano».
(continua...)
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