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Il restauro

Restauro a cuore aperto: biologi e restauratori salvano due capolavori del Moncalvo

Identificato un fungo della cellulosa, rimozione spore, biocida e UVC per salvare due tele del Moncalvo

Restauro a cuore aperto: biologi e restauratori salvano due capolavori del Moncalvo

Nella chiesa di San Domenico è in corso una vera e propria operazione "a cuore aperto" su due tesori del Seicento piemontese. La “Resurrezione di Lazzaro” e la “Moltiplicazione dei pani e dei pesci”, capolavori di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, sono minacciate da una severa contaminazione biologica. Il team di restauratori, guidato dal restauratore Giorgio Perino, sta combattendo una battaglia millimetrica per salvare le tele senza danneggiare i pigmenti originali.

La svolta nelle operazioni è arrivata grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Torino. Poiché le colture tradizionali non davano risultati certi, è stato necessario ricorrere all'analisi molecolare per identificare il colpevole: un fungo della cellulosa altamente aggressivo. Conoscere il DNA del patogeno ha permesso di tarare l'intervento con precisione chirurgica.

Per evitare che le spore si diffondano ad altri arredi della chiesa, le opere sono state schermate con barriere fisiche. I restauratori operano in condizioni di massima sicurezza, utilizzando dispositivi di protezione individuale e turni di lavoro brevi per mantenere la concentrazione necessaria a un'operazione di tale entità.

Le fasi cruciali dell'intervento includono la rimozione meccanica delle spore con l'utilizzo di microscopi e aspiratori medicali ad alta precisione, l'applicazione di biocidi ridotta però al minimo indispensabile così da evitare che l'acqua danneggi il supporto dell'opera e come ultimo passaggio l'impiego di raggi UVC per rilevare eventuali residui invisibili a occhio nudo.

Le analisi sul retro delle tele hanno rivelato indizi preziosi: alcune macchie scure indicano che il punto d'innesco potrebbe essere stata una piccola infiltrazione d'acqua proveniente dal tetto o dalla parete della chiesa. Questo dato ha spinto la parrocchia a programmare verifiche strutturali sull'edificio per eliminare la causa scatenante alla radice.

L'obiettivo è chiudere il cantiere entro la fine di gennaio, ma la conservazione non finirà con il restauro. Una volta pulite, le tele non verranno riposte a contatto con la parete ma sarà realizzata una struttura di sostegno che le manterrà distanziate dal muro. Questa soluzione favorirà la circolazione dell'aria, riducendo drasticamente il rischio di nuove muffe e permettendo controlli periodici molto più agevoli.

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