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I grandi gialli del Piemonte

torino vecchia
UN UOMO AMMAZZATO PER UN TOPINAMBUR. Una storia triste e a tratti surreale quella andata in scena a Torino il 20 dicembre 1878. Il motivo? Una disputa su un topinambur. Il tubero, detto in piemontese ciapinabò o tapinabò, è uno dei più diffusi e meno pregiati; ma tant’è: fu il “pomo della discordia” tra Carlo Deltetto, 18 anni, cameriere alla trattoria del Varo di piazza Cavour, ed il cuoco Agostino Candellone, 25 anni. Dimore dei due erano, rispettivamente, Porta Palazzo (per il cuoco) e via Andrea Provana, Borgo Nuovo, per Deltetto. Secondo la Gazzetta Piemontese, che riferì il caso del delitto, i due si erano scambiati «ingiurie accompagnate da minacce a mano armata di... casseruole, padellini e tegami» per alcuni giorni, sempre per colpa di quel benedetto topinambur, che il cameriere aveva sottratto al cuoco, mangiandoselo di nascosto.

Doveva essere molto buono, non c’è che dire. O semplicemente i due dovevano aver trovato un modo originale per attaccar briga. Ma di fatto il topinambur generò una tragedia: la notte del 20 dicembre Deltetto, dopo giorni di battibecchi, assalì il cuoco che, a quel punto, messo con le spalle al muro lo accoltellò uccidendolo. Un delitto sorto per un bisticcio infantile: è proprio vero che le sciagure avvengono spesso per facezie. In questo caso, per un banale tubero. Che fine fece il cuoco assassino? Il Tribunale lo punì, ma esclusivamente per eccesso di legittima difesa. La condanna? Un mese di carcere.
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