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18 Dicembre 2021 - 06:39
Il virus continua a correre e la curva della pandemia si conferma in salita. Il Piemonte supera, un’altra volta, la soglia dei 2.500 contagi in ventiquattro ore mentre l’Italia raggiunge il picco di 28.632 nuovi casi giornalieri. Lo scorso marzo non erano stati più di 26mila in un giorno, ma un’impennata simile non capitava da novembre dello scorso anno. Prima che arrivassero i vaccini. Quelli che, oggi, fanno la differenza all’80% tra chi finisce in terapia intensiva e chi la malattia non la sviluppa. Per cui il generale Figliuolo ha chiesto di «correre» con le terze dosi, assicurando che «ne arriveranno altre 5 milioni entro gennaio».
Rianimazioni piene di No Vax
Una cartella clinica dall’anamnesi “bianca” e un’età che oscilla tra 40 e 60 anni. Sono due delle caratteristiche, quasi costanti, tra chi approda in rianimazione con il Covid e senza vaccino. L’80% degli attuali 53 ricoverati, secondo l’ultimo monitoraggio del Dirmei. Una quota che arriva anche al 100% a seconda degli ospedali o dei reparti. «Da noi è capitato di avere solo non vaccinati in reparto. E sta ancora capitando» conferma il direttore della Rianimazione del San Giovanni Bosco, Sergio Livigni. «Ce ne accorgiamo non solo dalle cartelle cliniche ma anche dall’atteggiamento, che è ben diverso da quello che avevano i pazienti della prima ondata. Ostile, a volte, fino al punto di rifiutare il vaccino anche dopo le dimissioni da una terapia intensiva». Uno spaccato che potrebbe sintetizzare la realtà di molti altri reparti in cui non sono mancati rifiuti ben più radicali, per cui prima dell’intubazione medici e infermieri sono stati redarguiti dal paziente: «Non provate a vaccinarmi».
L’incognita Omicron
«Il virus ora pesca solo più una vittima su dieci tra chi si è vaccinato, mandando in ospedale vecchi e malati gravi - spiega l’infettivologo Giovanni Di Perri -. Ma chi non ha fatto il vaccino e si ammala, ovvero la maggior parte di chi arriva alla rianimazione, solitamente ha vent’anni di meno e nessuna patologia pregressa particolare». Pazienti che stanno lentamente saturando gli ospedali, costringendo alla sospensione delle attività non urgenti o rimandabili, a parte quelle oncologiche. Una pressione che cresce di settimana in settimana e rischia spedire il Piemonte in zona gialla nei primi sette giorni di gennaio. «Dobbiamo considerare la variante Omicron e il fatto che sia, come pare, più capace di diffondersi e infettare. Ma è presto per dire se farà salire ancora di più la curva» sottolinea Di Perri. Ancora ieri, infatti, altri 2.510 nuovi contagi sono stati scoperti attraverso 65.832 tamponi (3.8%). Gli asintomatici sono poco più della metà, ma oltre 22mila persone sono chiuse in casa con il virus. Senza contare altre 43 pazienti ospedale per un totale di 720. Due i decessi, che diventano 11.940 di cui 5.703 a Torino. Su 53 ricoveri in rianimazione, invece, 41 sono non vaccinati (23 uomini e 18 donne) gli altri 12 lo sono (7 uomini e 5 donne), ma con un’anamnesi seria per patologie serie.
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