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Il "miracolo" a Pasqua, Salvati mamma e feto da un'infezione letale

gravidanza operata torino
Operata da sveglia e con l’unico sollievo di un'anestesia locale, per non far correre rischi al bimbo che portava in grembo ormai da cinque mesi e, soprattutto, allontanare il pericolo di un aborto. Insomma, sotto i ferri al limite della sopravvivenza, quando già l’infezione che l’aveva colpita ai polmoni e al torace sembrava non dovesse più darle scampo. Per Daniela Brizzi, 39 anni, la salvezza è arrivata con una "staffetta" tra il Mauriziano e le Molinette, dove è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico, per poi tornare nel reparto di Pneumologia dove, pochi giorni fa, le era stata diagnosticata un "empiema pleurico". La formazione di una sorta di coagula infetto e putrescente tra il torace e l’apparato respiratorio, per cui è praticamente inevitabile la chirurgia dal momento che poco possono fare le tradizionali terapie antibiotiche.

Chirurgia da svegli La variabile, però, questa volta è stata rappresentata dalla particolare condizione della donna, che ormai a gravidanza avanzata avrebbe potuto correre dei rischi insieme con il feto. Grazie alle moderne tecniche chirurgiche ed anestesiologiche applicate presso le Molinette, però, i medici hanno optato per la "awake surgery", letteralmente "chirurgia da svegli" evitando l'anestesia e la sedazione totale, ma anche la ventilazione meccanica, sottoponendo i pazienti ad alto rischio a procedure chirurgiche da cui sarebbero altrimenti esclusi per via dell'elevato rischio anestesiologico. L’intervento è stato eseguito con successo dal dottor Paraskevas Lyberis, dal professor Enrico Ruffini, dal dottor Francesco Guerrera e dall'anestesista dottor Giulio Rosboch. Le condizioni della paziente, tornata dopo l’intervento all'ospedale Mauriziano, sono subito migliorate e anche i controlli ecografici hanno confermato le buone condizioni del nascituro.

«Quanta paura» Ora Daniela dal suo letto di ospedale si accarezza la pancia e non smette di sorridere insieme al marito Davide, che non ha smesso di starle accanto un solo giorno e attende anche lui le dimissioni, ormai, prossime. «Ora sto molto meglio, ma quanta paura in quei momenti» racconta la donna ripercorrendo i ricordi e i sintomi di una polmonite atipica che, nel volgere di pochi attimi, l’hanno fatta precipitare ne peggiore degli incubi. «Ho temuto il peggio, più che altro per il bambino che porto in grembo e ci siamo precipitati al pronto soccorso» aggiunge Daniela, non senza rivelare anche la paura provata in ospedale. «Soprattutto quando mi hanno detto che avrebbero dovuto operarmi senza anestesia, ho avuto molta paura ma tutto è andato bene, l’anestesista mi ha tenuto la mano per tutta l’operazione». E la paziente ha anche dovuto collaborare con i chirurghi. «Le abbiamo chiesto di non tossire, ad esempio, ed è stata molto collaborativa» racconta il dottor Paraskevas Lyberis, che ha completato l’operazione in un’ora. «Utilizziamo questa tecnica della “awake surgery” alla Città della Salute e della Scienza, ormai, da più di cinque anni e si è rivelata la soluzione in molti casi complessi, anzi, proprio in quelli più difficili. Perché ci permette di non addormentare completamente il paziente, averlo cosciente con noi ed è l’unica possibilità che si ha di fronte ad una donna incinta, perché con l’anestesia totale rischierebbe di perdere il bimbo».
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