l'editoriale
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22 Agosto 2022 - 07:34
La vita di Aurora è cambiata in un soffio. Quando qualche settimana fa, a 19 anni, ha sentito per la prima volta un senso di affanno. Da allora, la sua quotidianità - un bel diploma, un posto da ragioniera e la patente appena presa - si è ribaltata in un vortice di esami. Fino al primo ricovero in ospedale che ha fatto emergere la sua malattia rarissima: ipertensione polmonare primitiva. La sera del 10 giugno, al pronto soccorso di Bari, a mamma Angela è stata detta una frase che non dimenticherà mai: «Sua figlia ha avuto un infarto. Non sappiamo se supera la notte».
Da quel giorno, la macchina della sanità d’eccellenza si è messa in moto e ha portato Aurora, con un volo militare, fino alle Molinette. Qui, dopo ore di angoscia, si è aperta una possibilità, che contemplava anche - come tutte le situazioni eccezionali - un rischio: trapiantare polmoni e cuore in contemporanea, quando Aurora era in Ecmo, in una fase emergenziale in cui respirava (e il sangue circolava) solo grazie a una macchina. L’intervento - il primo in Italia di questo tipo - è durato 12 ore. Tra la vita e la morte. Ma Aurora ce l’ha fatta, grazie a una squadra sanitaria d’eccellenza, capitanata dai professori Mauro Rinaldi e Massimo Boffini, che l’hanno operata.
«C’era da scalare un’enorme montagna e mi chiedo come sia stato possibile», racconta commossa mamma Angela, prima di andare in ospedale a trovare Aurora, che si è svegliata ma ha ancora bisogno di cure nel reparto di Rianimazione. «Quando ti dicono da un momento all’altro che tua figlia non supererà la notte, non c’è bisogno di dire altro», aggiunge la donna, che vive a Corato (Bari) e che fino a marzo non sospettava minimamente che la figlia potesse avere un problema così grave. «Aurora stava benissimo. Quando ha iniziato ad avere l’affanno, gli esami fatti a Bari andavano bene. E’ stata la sua pediatra ad avere l’intuizione e a dire di farle una visita cardiologica». Il 28 maggio arriva la diagnosi di ipertensione polmonare. «Aspettavamo di fare esami approfonditi quando - ripercorre Angela - il 9 giugno Aurora si è sentita male. Aveva mal di testa, le labbra viola, sudava. Non voleva andare al pronto soccorso. Ho insistito. L’istinto di mamma ha prevalso, quelle cose forse te le senti». Al pronto soccorso di Bari la ragazza era in arresto cardiaco. «L’hanno presa per un capello - spiega Angela - e hanno detto che serviva un trapianto di polmoni e cuore. Hanno chiamato Padova ma non hanno preso Aurora perché era in dialisi. Poi è arrivato un aereo che l’ha portata alle Molinette. Prima che volasse (a bordo di un C-130 dell’Areonautica militare, ndr) ho chiesto al medico che probabilità avesse di superare un trapianto. Lui mi ha risposto: “Signora, non sappiamo nemmeno se supera il viaggio”». «Sembrava che non ci fosse più nulla da fare - conclude Angela - Poi una sera, alle Molinette, il professor Boffini mi ha detto che avevano gli organi. Ha aggiunto che era l’ultimo treno per Aurora. L’abbiamo preso».
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