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02 Settembre 2022 - 07:43
Quattro morti in Piemonte per la Febbre del Nilo. Meglio, per l’encefalite del cui virus sono veicolo le zanzare in modo sempre più massiccio anche sul nostro territorio. «Anziani con altre patologie» confermano dall’assessorato alla Sanità, ma su almeno altri cinque casi sarebbero in corso accertamenti. I primi due erano stato registrati a Novara, poco più di un mese fa, seguiti da altrettanti a Vercelli, mentre agli inizi di agosto risale il primo ricovero anche a Moncalieri e il totale si ferma a tre in provincia di Torino. Continua, infatti, a crescere il numero di infezioni nell’uomo che, secondo l’ultimo rapporto stilato dall’Istituto superiore di sanità, arrivano a 386 con 22 decessi a livello nazionale.
Sul totale dei casi, 192 si sono manifestati nella forma neuroinvasiva (23 in Piemonte), 61 casi identificati in donatori di sangue (6), 127 casi di febbre (1) e sei sintomatici. Nello stesso periodo sono stati segnalati quattro contagi confermati anche del virus Usutu, considerato “cugino” del West Nile. Uno in Piemonte sarebbe stato individuato nel Canavese. «Questa potrebbe essere soltanto la punta di un iceberg, anche con quelli che sembrano “pochi” decessi per una encefalite specifica: se crescono significa che il virus circola in modo massiccio, non tutti i casi sono diagnosticati, specie quelli paucisintomatici o con febbriciattole che, anche in ospedale, non vengono associate al West Nile a livello sierologico» spiega l’infettivologo dell’Università degli Studi di Torino, Giovanni Di Perri. «Sta diventando più “rognoso” per certi versi e bisogna stare ad osservare con attenzione». Chi lo sta già facendo da anni è l’Istituto Zooprofilattico del Piemonte e della Valle d’Aosta, con specifici campionamenti che si stanno concentrando, rispetto al riscontro delle positività, su Saluzzo, Baldissero d’Alba e Asigliano nel Vercellese dove sono stati individuati gli ultimi “pool” di zanzare con alte percentuali di positività del virus, mentre a Candia Canavese, Granozzo e Monticello è già stato trovato Usutu, un virus considerato dagli scienziati e dai ricercatori un “cugino” del West Nile.
«La stagione delle zanzare si è spostate verso la fine dell’estate e oltre ma la presenza di questo virus, come il fatto che sia sempre più presente anche nelle cornacchie e nei cavalli, ormai da anni, dovrebbe farci riflettere sulle cause a partire dalla considerazione delle temperature sempre più alte anche alle nostre latitudini» spiega Maria Caramelli dell’Istituto zooprofilattico. «Da diversi anni constatiamo, però, una sempre maggiore presenza del virus anche nei corvi, ormai, facilmente individuabili in città così come nelle campagne».
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