Reclusi in cameretta: «Triplicati i ricoverati al Regina Margherita»
14 Marzo 2023 - 07:12
L’allarme parte direttamente dal Regina Margherita: ogni due giorni, nel 2023, l’ospedale raccoglie la storia di un “hikikomori”. Cioè un ragazzino che è chiuso in casa, non va più a scuola, non parla con amici e genitori, spesso si limita a fissare il muro. Ma è solo una delle facce di questo allarme dei neuropsichiatri infantili: aumentano i ragazzi che abusano di droghe e psicofarmaci, sono sempre più quelli con disturbi alimentari o del sonno, sono triplicati quelli che si tagliano o arrivano addirittura a tentare il suicidio. Droghe e farmaci «L’aumento del 300% riguarda il confronto fra prima e post pandemia - premette Chiara Davico, neuropsichiatra infantile al Regina Margherita e ricercatrice all’Università di Torino - Allargando lo sguardo agli ultimi dieci anni, possiamo parlare di numeri decuplicati. Il dato certo è che circa il 40% dei ricoverati nei reparti di neuropsichiatria infantile sono in seguito a tentativo di suicidio». Cosa fanno questi ragazzi? «Hanno tagli alle braccia, anche parecchi; prendono farmaci a scopo anticonservativo; abusano di sostanze stupefacenti come crack, cannabis e hashish ma anche di farmaci come benzodiazepine, Rivotril e Lyrica, un farmaco per il dolore degli adulti; sono sempre più depressi e hanno disturbi del sonno, alimentari, comportamentali». Di recente sembra preoccupare soprattutto l’uso di psicofarmaci: «Non è preoccupante se viene prescritto per motivi giusti - continua la ricercatrice - Diventa un problema se i ragazzini reperiscono le sostanze dagli spacciatori e li usano a scopo ricreativo o come cura». Colpa della pandemia Queste tendenze sono cresciute negli ultimi anni: «Avevamo riscontrato un aumento già prima della pandemia, quando sono saliti i casi di i disturbi psichiatrici in età infantile e adolescenziale. Poi è peggiorato il tutto». Come ve lo spiegate? «È difficile motivare, ogni ragazzino ha storia diversa. Sicuramente c’entra che sono più soli e immersi in un mondo in cui è importante la visibilità e la performance. Poi vivono poche esperienze dal vivo perché stanno sempre su internet. E non aiuta il clima di catastrofe imminente, tra pandemia, crisi e guerra». Gli “isolati sociali” Infatti sono sempre di più i cosiddetti Hikikomori, ragazzi che non parlano con nessuno e non escono neanche dalla loro camera. Ma non si presentano in pronto soccorso: il Regina Margherita prova a seguirli in day hospital oppure attraverso l’apposito ambulatorio “Hikikomori fobia scolare”. Lo scorso anno ne ha seguiti 90 ma nel 2023 i nuovi pazienti sono già più di 30, quindi praticamente uno ogni due giorni. « L’ambulatorio consente un percorso diretto per i ragazzi in ritiro sociale - introduce la responsabile Elena Rainò, anche lei neuropsichiatra infantile - Spesso arrivano genitori disperati che non riescono a far uscire da casa i loro figli e quindi neanche a portarli in ospedale». Come intervenite in questi casi? «Lavoriamo sulla ripresa dei percorsi sociali e scolastici in ambiente protetto, per poi favorire pian piano un ritorno alla vita “norma - le”. Va fatto tutto in modo graduale e pensato su misura per quel ragazzo: se hanno scelto questo tipo di autoreclusione “volontaria”, dobbiamo capire perché».
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