La carenza di un enzima nelle cellule induce la malattia della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). E’ la scoperta fatta dall’Istituto Mario Negri e dalla Città della Salute di Torino pubblicata sull’autorevole rivista Brain che apre nuovi scenari terapeutici. Lo studio Il nuovo studio, condotto su modelli animali e pazienti, ha evidenziato che l’enzimaciclofillina A (Ppia) è fondamentale per il corretto funzionamento di una proteina (Tdp-43) e l’assenza dell’enzima nel modello animale induce una malattia neurodegenerativa che è simile alla Sla e provoca l’accumulo anomalo della proteina.
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Studi precedenti avevano già evidenziato che la stragrande maggioranza dei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica presentano anomalie nella proteina Tdp-43, che ha un ruolo importante nei processi cellulari e, se mutata, causa la Sla. Una scoperta che fa sperare i circa 550 malati di Sla in Piemonte, numeri in aumento, le cui aspettative medie di vita è di circa 3 anni. Lo studio è stato disegnato e coordinato da Valentina Bonetto dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri con il gruppo di ricerca del Centro regionale esperto per la Sla (Cresla) dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino e Dipartimento di Neuroscienze Università di Torino, coordinato dal professor Andrea Calvo. «Abbiamo osservato - sottolinea Laura Pasetto dell’Istituto Mario Negri, primo autore del lavoro - che quando l’enzima è assente il modello ani male sviluppa i sintomi e dati sono in accordo con quanto visto in un gran numero di pazienti Sla, circa il 98%». «E’ un meccanismo importante che speriamo possa portarci a una nuova soluzione per la cura della Sla» spiega il professor Andrea Calvo. La ricerca è stata finanziata principalmente dalla Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica di Regione Lombardia e il Ministero della Salute.Il progetto ha ricevuto un contributo dall’asso - ciazione “Io Corro con Giovanni”. Cure sperimentali Due le vie da seguire ora. «Puntiamo a limitare la riduzione dell’enzima, agendo direttamente sul gene della ciclofillina o attraverso farmaci che impediscano questo meccanismo» spiega il professor Calvo. «Sull’uomo - aggiunge - stiamo lavorando sulla mutazione genetica che accomunano circa il 20% dei malati di Sla. Riuscendo ad analizzare il Dna possiamo anticipare la diagnosi». Casi aumentati del 50% «Negli ultimi 10 anni i casi di Sla nella nostra regione sono aumentati di circa il 50%, passando da 2,5 persone malate su 100mila abitanti a 3,3 - spiega il dottor Calvo -. Si sono aggiunti circa 140 nuovi casi in Piemonte, in totale sono 550». 3 anni di vita Le aspettative medie di vita di un paziente affetto da Sla «sono di circa 3 anni - dichiara il professor Calvo -, purtroppo la sopravvivenza naturale è rimasta la stessa di 20 anni fa». La vita di una persona affetta da Sla potrebbe però presto allungarsi. «Adesso stiamo lavorando su tecniche di ventilazione simili a quelle usate per il Covid e ci aspettiamo un aumento di sopravvivenza nella decade 2015-2024 - afferma l’esperto di Sla -. Questo studio poi ci dà speranza che si possa trovare finalmente una cura». Riccardo Levi
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