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05 Settembre 2021 - 07:55
Quella di Barbara Delmastro Meoni è la storia di una metamorfosi. Con la conquista dell’equilibrio fra anima e corpo che arriva attraverso una serie di esperienze difficili e, in qualche caso, dolorose. Come il bullismo subito a scuola, o il dramma della propria immagine riflessa sullo specchio che fa male. «Brutta, sì, ero proprio brutta», ricorda. Ma poi si è trasformata in una bellezza da urlo. E due incontri casuali l’hanno lanciata prima nel mondo delle top model, poi in quello delle discoteche. È diventata Lady Tabata, la “regina della notte”. Imprenditrice e testimone del divertimento sano e responsabile nelle scuole. Una donna colta, molto attenta a scegliere le parole, a soppesare i ricordi.
Qual è il primo?
La mia famiglia, fantastica. Papà Oliviero, cavaliere del lavoro e investigatore privato, impegnatissimo, ma molto papà. Mamma Maria Grazia, una donna bellissima, dolcissima. La classica mamma-chioccia. Ricordo le cene meravigliose in cui si parlava di tutto, papà che ci faceva ridere, mamma che cucinava piatti squisiti. E io, che ero rachitica, senza appetito, superavo la chiusura dello stomaco e mangiavo.
Chiuda gli occhi: qual è il sapore che sente?
Quel dolce con le castagne, il Montblanc con i marroni tritati che mamma preparava la domenica. E poi il gusto dell’olio di fegato di merluzzo. Prima di andare a scuola, papà, da buon toscano, ce lo dava con l’ovo crudo.
Ha detto che da piccola era rachitica. Non si piaceva?
C’è stato un lungo periodo in cui sono stata un brutto anatroccolo. I bambini, all’epoca, dovevano essere paffuti per essere in salute. Mentre io ero magra, magrissima, per colpa della celiachia, anche se allora non lo sapevo. E quando ho compiuto 12 anni ho toccato con mano cosa significhi essere brutti. Ero magra, avevo gli occhiali, avevo un occhio storto e mi avevano messo un cerottone per far sforzare l’altro. Ero brutta, brutta, brutta. E mi sentivo brutta. Fuori. Perché dentro ero sognatrice, piena di voglia di fare. E di fede
Pregava?
Sì, chiedevo a Gesù di darmi la possibilità di poter cambiare e un giorno il desiderio si è realizzato per una serie di combinazioni. La trasformazione del mio corpo è avvenuta davvero. E poi, per caso, a 14 anni, un giorno sono andata con i miei risparmi al Discolo per comprare un 45 giri e un signore mi ha detto: “Sei bellissima, e se tuo padre lo permette, ti faccio fare la fotomodella”.
E papà?
Me l’ha permesso, anche se poi, quando mi sono trasferita a Parigi, da buon investigatore privato mi ha fatta pedinare per sei mesi.
Quello della moda, del resto, è un mondo pieno di rapaci…
Sì, ma la mia introspezione durata per anni, la forza che ho coltivato, essendo molto centrata, per nulla ingenua, mi ha portato a non cadere nei tranelli. Guardando la luna, oltre al dito. E bene o male, anche se avevo 16 anni, ho gestito bene la situazione. Mi sono messa dentro una campana virtuale, ho preso il bene. E il male rimbalzava. Lo dico alle ragazze: abbiate rispetto per il vostro corpo e per voi stesse. Perché quando rispetti la tua persona, sai cosa devi fare e cosa no.
Anche nella fotografia può capitare che qualcuno chieda di scoprire quel pezzo in più che non si ha voglia di far vedere, no?
Io ho avuto la fortuna di lavorare con fotografi come Helmut Newton e Avi Meroz che mi hanno sempre rispettata. Senza chiedermi mai di andare oltre.
E le foto piacevano?
Sono diventata Top Model, ho posato per tutte le grandi firme. Da Gucci a Hermes, da Valentino a Carlo Pignatelli e Fendi. Ma solo in Europa. Quando mi hanno proposto di andare in America mio padre ha detto no. Ero una bambina.
Ma come era quel mondo?
Un mondo bellissimo. Un salto verso il cielo. Io che ero a terra, umiliata, anche un po’ bullizzata dai compagni che mi dicevano che ero brutta, in un attimo sono arrivata nell’Olimpo. Irraggiungibile.
Ma poi, all’apice della carriera, lascia. Perché?
L’ha deciso mio figlio. Nel frattempo ho conosciuto l’uomo che sarebbe diventato mio marito, mi sono innamorata tantissimo, sono rimasta incinta. Quindi mi sono fermata, e ho cambiato modo di vivere.
Suo marito è Franco Becchio, storico titolare del Tabata.
L’ho conosciuto a 21 anni, la nostra è una storia che va avanti da molto tempo.
E non deve essere stato facile. Tutti e due immersi nella vita notturna, tra mille tentazioni…
L’amore è una cosa complessa, universale. Inizia con l’innamoramento e poi se è quello vero va avanti, seppur con dei compromessi. Perché poi, dopo un po’ finisce il pathos, ma resta l’amore vero. La persona che ti accompagnerà per sempre, con cui vuoi fare tutte le cose perché tra alti e bassi ti fidi di lui e lui si fida di te.
Da imprenditrice, come ha vissuto la pandemia?
In questi ultimi due anni, chi fa il mio lavoro si sente dimenticato, trascurato. Ci sentiamo gli ultimi, senza riconoscimenti e con tante dita puntate. Io cito sempre il dopoguerra. Quando c’erano solo macerie, il momento più bello, per una donna, anche se aveva il cuore infranto, anche se non aveva più la casa, era comprarsi un rossetto rosso, farsi bella, andare al dancing e passare due ore di serenità e finalmente sorridere. Ecco, tutto questo non c’è più. Ormai c’è solo più separazione, paura, psicosi. E questo mi fa male, mi mette in ansia, mi distrugge la vita. Perché non so dove mettermi, non so cosa fare del mio futuro.
Intanto continua a promuovere il concetto di divertimento puro e sano. Cosa significa?
Divertirsi nel comunicare, nel giocare, nel raccontarsi le cose. Essere pieni di idee. Senza nascondersi dietro un nome falso su Facebook, rimanendo se stessi e parlando con quella ragazza lì che ti piace, che ti fa sudare le mani. Devi essere tu, magari con i tuoi brufoli, senza inventarti personaggi di fantasia per parlare con lei. Consapevole che per avere una personalità servono i successi, ma anche i fallimenti. Senza la rassicurazione di una bottiglia di birra o di una cannetta.
Ci dica qualcosa dei vostri ospiti illustri: Alberto di Monaco.
Un re della notte. Un vero principe.
Vittorio Sgarbi.
Una persona colta che mi ha insegnato tanto, nell’arte e nella vita. Mi ha dato la capacità di capire la bellezza.
Valeria Marini.
Simpaticissima, piena di energia, di voglia di fare. Una star, la adoro. Veniva al Tabata a Porto Cervo con Carlo Pignatelli. Abbiamo passato serate bellissime, con lei che parlava al microfono. Una vera diva.
Alberto Tomba.
Quando vedeva sciare mio figlio, lo chiamava, con il suo accento emiliano: “Gambe da merlo, vieni giù”. Siamo andati a cena tante volte e abbiamo passato serate davvero belle. Lui, per me, è “il” campione. Indimenticabile. Grande in tutto.
Qualcuno che non abbia proprio impersonato il divertimento sano….
No, quando vengono da noi, hanno tutti buoni propositi, si sentono a casa. E generalmente i Vip vengono perché lo vogliono loro. Da Alfonso Signorini ad Alessandro Gassman, da Gabriel Garko a Tognazzi. Quando è arrivato Califano, il Califfo, c’è stata una grande festa, lui che cantava… Indimenticabile.
La notte è strana, fatta anche di personaggi poco raccomandabili. Ha mai avuto problemi, ricevuto proposte indecenti?
Il buono e il cattivo c’è ovunque, non solo la notte. Guardi quante donne vengono uccise in pieno giorno. Comunque, sì, è capitato di avere problemi. E serve un team affiatato per fermare la persona poco gradita. Io ho fatto un fumetto, che si chiama Tabata Comix e porto nelle scuole per insegnare alle ragazze e ai ragazzi come gestire le brutte situazioni. Come prevenirle, affrontarle, e come, se serve, scappare. L’importante è imparare a non avere paura, grazie a un team. E il nostro è fortissimo.
Un sogno?
Uno dei tanti che ho nel cassetto, oltre a tornare a fare la radio di cui sono innamorata, è quello di entrare in politica. E in questo periodo i miei progetti sono focalizzati, con l’architetto Amedeo Maduello, nel recupero dei locali abbandonati. Insieme siamo candidati nel partito Rinascimento Sgarbi Torino, all’interno della lista Civica Sì Lavoro Sì Tav di Mino Giachino. Io e Amedeo abbiamo programmi interessanti per poter ristrutturare la nightlife di Torino, per rendere questa città più bella di quello che è.
Rimpianti?
Conosce la solitudine dei numeri uno? Il mio rimpianto è quello di aver fatto una scelta difficile che mi mette costantemente alla prova, giorno dopo giorno. Io che da piccola volevo fare nove figli e la mamma a tempo pieno. Forse il mio rimpianto è non averlo fatto.
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