Mezz’ora prima dell’apertura, la coda occupa già gran parte del marciapiede di
via Barge. I gruppetti di giovani arrivano alla spicciolata, i taxi accostano per far scendere ragazze con tacchi vertiginosi, e chi arriva in auto rallenta alla ricerca di un posto dove parcheggiare, non semplice nelle strette vie di
Borgo San Paolo. A mezzanotte e un minuto, via i cordoni e il
Pick-Up si riempie di discotecari per la prima volta dal 23 dicembre scorso. Quella, era stata l’ultima serata prima dell’ennesimo lockdown imposto alle discoteche. Adesso, finalmente, il mondo della notte di
Torino ha ripreso la sua vita.
Dj, musica a palla, ballerini, code al bancone per i cocktail. Al 50% della capienza, perché così hanno imposto le ultime regole del
Cts. Prendere o lasciare. I locali notturni, prendono. Una delle incognite, però, è riuscire a garantirlo quel 50% di capienza, e non sforare. «Abbiamo un contapersone, ad ingresso e uscita. Quando arriviamo a metà locale pieno, chiudiamo l’accesso», spiega
Fabio Di Gennaro, titolare con
Davide Gallo. Fuori, la sicurezza domanda il
Green Pass, che ora serve rafforzato, poi una volta in pista niente mascherina. Gli assembramenti? Inevitabili, se si è in discoteca. Ma per i giovani, la voglia di tornare a ballare è troppa.
Dentro c’è la serata
“Chica Loca”. Il locale, per andare avanti, ha leggermente ritoccato verso l’alto i prezzi delle serate, e anche quelli delle bottiglie.
Di Gennaro fa i conti: «Per una discoteca come la nostra, perdere
Natale, Capodanno, l’
Epifania, tutto gennaio e i primi di febbraio, significa 20% del fatturato in meno. Ci hanno chiuso dal 24 dicembre, senza preavviso. Avevamo comprato da bere per 12 serate, speso 500 euro in frutta fresca». Tutto saltato, da un giorno all’altro. Il
Pick-Up, come le altre discoteche di
Torino, aveva riaperto da poco, il 16 ottobre. Per chiudere già due mesi dopo. I dipendenti sono rimasti a casa, e aspettano la cassa integrazione.
Angelica, una delle bariste, racconta: «Iniziavo il turno alle 22, fino alle 4.30. Per un mese e mezzo, sono stata a casa e la sera guardavo
Netflix. Aspetto la cassa integrazione, per fortuna il mio compagno lavora». Impossibile, in questo lasso di tempo, cercare un impiego altrove: «E come? Nessuno mi avrebbe preso in un bar per un mese e quindici giorni». Cioè il tempo di chiusura delle discoteche. Il locale, nel frattempo, all’una è già abbastanza pieno. Certo, il 50% della capienza svuota alcune sale, come la saletta bar al piano superiore, dove di norma ci sarebbe un dj alla consolle e invece non c’è nessuno. Anche la balconata presenta diversi spazi vuoti.
Pick-Up che, l’anno scorso, avrebbe festeggiato i 50 anni di attività. Nato nel ‘71, lo storico locale di
via Barge è stato per decenni appuntamento fisso dei giocatori della
Juve, che vi festeggiavano gli scudetti e gli altri trofei. Senza dimenticare i grandi dj italiani e stranieri che hanno suonato nel club di
borgo San Paolo. E tanti vip ospiti, da
Walter Chiari a Paolo Villaggio, da
Massimo Boldi ad Umberto Smaila. E arrivava pure
Beppe Grillo.
Powered by
Ma il
Covid ha fatto saltare il festone dei cinquant’anni. I titolari, avrebbero voluto fare le cose in grande, invitando un gran numero di vip. «E uno di questi - dice
Di Gennaro - era Gigi
D’Agostino». Il grande dj torinese, che da qualche mese ha voluto rendere pubblica la sua malattia, sarebbe stato una delle “guest star”. La festa, in ogni caso, si farà, non appena tornerà il 100% della capienza.
Di Gennaro sospira: «Speriamo di tornare alla normalità e che non ci facciano più chiudere».