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Il Festival dei record. E delle polemiche

Il Festival dei record. E delle polemiche
È stata un’altra mattina di pacche sulle spalle ieri al Casinò di Sanremo dove i vertici Rai, il direttore del prime time Stefano Coletta, Amadeus e Morandi si sono trovati per l’ultimo appuntamento ufficiale con la stampa. Complimenti vicendevoli, i numeri dei dati di ascolto, oltre 12 milioni di persone pari al 66 per cento di share, recitati come un mantra conditi da lacrime di commozione. Tutto bello, eppure, qualcosa di stonato, nell’aria, si percepiva ancora. Davvero i numeri esorbitanti, da finale dei mondiali, con cui gli italiani hanno seguito la rassegna sono potuti arrivare a mettere una pietra sopra le tante polemiche, soprattutto politiche? Sì, dalle parti di Viale Mazzini dove Carlo Fuortes parla di «un’edizione destinata a rimanere nella storia della nostra televisione e del nostro Paese». No, se si vanno a leggere con attenzione i tanti commenti Twitter nati proprio dopo l’ultima puntata di sabato e dopo, manco a dirlo, il bacio in bocca di Rosa Chemical a Fedez seguito, per di più, alla simulazione di un atto sessuale del cantante torinese verso il marito della Ferragni. Questa, dal canto suo, non ha preso benissimo l’accaduto. Il Festival di Sanremo si è concluso proprio lì da dove era iniziato circa dieci giorni fa, ossia, dalla pesante accusa del centro destra verso il rapper nato ad Alpignano. E se alla vigilia, era Maddalena Morgante deputata di Fratelli d’Italia a chiedere di non ammetterlo al Festival per via del suo essere un po’ troppo “gender fluid”, ieri, sono stati tanti altri a criticare il suo comportamento osè. “Ma il limone di #RosaChemical a #Fedez era organizzato e consensuale o potrebbe essere una molestia? #Sanremo2023”, ha scritto su Twitter Andrea Tremaglia di Fdi, seguito a ruota dal leghista Simone Pillon: “Blaterano di #record di ascolti ma negli anni hanno perso milioni di telespettatori. Del resto, quante persone avete visto alla festa dell’Unità? Basta canone #Rai per finanziare la propaganda liberal”. Ancora lui, quindi, Rosa Chemical, l’ex graffitaro inseguito dalle forze dell’ordine quando era ancora minorenne ma che poi (tiene a ricordare n.d.r), ha pagato i danni ripulendo i muri imbrattati. Così come tiene a commentare il bacio: «Sto ancora ripensandoci, se basta così poco per far parlare il mondo, direi che ho fatto benissimo a farlo. Non ci siamo messi d’accordo, nulla di preparato in quel bacio. Era una performance, siamo artisti e facciamo anche quello. Io al Festival volevo mandare un messaggio di amore, di libertà e di uguaglianza. Se sono arrivato ottavo dopo tutte quelle polemiche, significa che mi hanno capito e che il messaggio è arrivato». E così viene difficile pensare che anche Fedez fosse del tutto ignaro. Proprio lui che per tutta la settimana ha fatto politica, strappando la foto del vice ministro Bignami, invocando la liberalizzazione della marjuana, insomma, facendo dimenticare persino il disastro di Blanco. La politica celata dietro la colonna sonora dettata dalle 28 canzoni con cui Amadeus si è creato l’alibi perfetto salvo poi invitare il presidente Sergio Mattarella, un certo Roberto Benigni e, non commentando gli episodi spiacevoli ma limitandosi a dire: «Se vengo esonerato pazienza. Ma per questo devo portare qualcosa in cui credo...».
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