l'editoriale
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20 Marzo 2021 - 08:45
Davide Nicola ci aveva visto lungo con Rolando Mandragora, convocato ieri in nazionale dal ct Mancini. Il tecnico non ebbe alcuna esitazione nel consegnagli le chiavi della mediana del Crotone: era il 2012, il centrocampista aveva appena compiuto vent’anni e un’unica presenza in serie A, collezionata con la Juventus per soli quattro minuti. Eppure Nicola aveva trovato in Mandragora un regista moderno, capace di far girare il pallone con qualità e allo stesso tempo in grado di metterci la quantità in fase di riconquista. Diventò un punto fisso del Crotone che, a fine stagione, non sarebbe riuscito a salvarsi e che nel frattempo era passato nelle mani di Zenga. Mandragora e Nicola si ritrovano anche a Udine, poi il nuovo abbraccio: l’allenatore indica al presidente Cairo e al dt Vagnati il suo profilo per rinforzare la mediana, dalla società lo accontentano e il Toro centra il colpo nel mercato di riparazione.
Da tempo i granata non avevano tra le mani un regista puro: nelle varie stagioni si adattarono Rincon e Vives, l’ultimo fu Iori praticamente dieci anni fa. Il progetto Giampaolo si arenò anche e soprattutto per la mancanza del metodista, ora Nicola se lo può coccolare. Perché Mandragora non è fondamentale soltanto nel giro palla, adesso si sta scoprendo bomber: in sei apparizioni ha segnato due gol, il record personale è di tre ma con una stagione intera a disposizione nell’Udinese 2018/2019. «A Crotone è stata una gioia a metà, ero contento per la rete ma è stata inutile per il risultato» raccontava Mandragora. Passano dieci giorni ed ecco la replica: un’altra marcatura di rapina, al posto giusto al momento giusto, dopo le imprecazioni per le parate di Consigli sulle sue bordate da fuori area. E, questa volta, è un gol che ha un sapore totalmente diverso, perché da lì sarebbe scoccata la scintilla per completare il ribaltone con il Sassuolo. Ora l’obiettivo è mandare in gol Belotti, che domani farà 200 in A con il Toro e non segna da un mese e mezzo.
Al Fila, Mandragora si è subito inserito benissimo anche nello spogliatoio. «Conoscevo già tanti compagni, mi sono sentito a casa fin dal primo giorno» ha confessato il classe 1997. Tra questi, anche e soprattutto Izzo, entrambi nati a Scampia. L’idolo da ragazzino è Rola «È il mio esempio, cerco sempre di seguirlo».
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