l'editoriale
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09 Luglio 2021 - 07:56
Si è aperta l’era Juric, il presidente Cairo si aggrappa a lui per cancellare due stagioni disastrose. «Quando fai due anni come quelli che ha vissuto il Toro, vuol dire che ci sono problemi vari» ha detto senza tanti giri di parole il nuovo allenatore, sottolineando come sotto la Mole serva un deciso cambio di passo. «Si parte per migliorare e portare un calcio propositivo, qui vedo prospettiva ed è ciò che mi ha spinto ad accettare la proposta - aggiunge Ivan Juric - e qui possiamo creare qualcosa: adesso, però, è presto per dire gli obiettivi». E da chi si riparte? «Ci sono 10-12 giocatori dal ’96 in su che sono molto interessanti, dico Bremer, Buongiorno, Sanabria e Mandragora oltre a Singo, Vojvoda e Aina - alcuni dei punti fermi del nuovo allenatore - e a questi andranno aggiunti quattro o cinque elementi: prima voglio valutare tutti in ritiro, poi faremo le valutazioni con la società. Se spendono gli stessi soldi dell’anno scorso faccio festa, quegli investimenti sono un lusso per me: toccherà a Vagnati scegliere la gente giusta, l’importante è che qui siano tutti motivati e contenti». E il fatto che, tra gli intoccabili di Juric, non ci fossero Sirigu e Belotti, ha fatto sorgere i primi dubbi sul loro futuro.
«DECIDE IL GALLO» «Milinkovic-Savic sarà il titolare, Berisha il secondo»: le gerarchie tra i pali sono chiarissime per l’allenatore. E il portiere azzurro? «Ha fatto quattro anni con noi, nell’ultima stagione l’ho visto meno felice di essere qui - l’intervento del presidente Cairo sulla questione - e magari aveva un’ambizione diversa: può essere giusto accontentarlo e dargli la possibilità di ciò che ritiene il meglio, da parte mia resta sempre grande stima e affetto». Sirigu, dunque, è accompagnato alla porta, mentre su Belotti c’è qualche punto interrogativo in più: «Valuterà lui, sceglierà lui se è il momento di cambiare oppure se mi viene a dire che è il mio capitano e viene a fare la battaglia con me - il commento del tecnico sul Gallo - ma non mi sono piaciuti i suoi ultimi sei mesi: noi vogliamo prendere una strada e non c’è posto per gente non contenta». Anche Cairo non allontana i dubbi su una permanenza, anzi: «Nel 2017 tentennò per una proposta del Milan, adesso c’è la volontà di rifare le cose in un certo modo ed è fondamentale che ci sia adesione totale al progetto».
L'ORA DI CAMBIARE Intanto, il patron ha tracciato una linea netta con il passato, silurando il direttore generale Comi e il responsabile del settore giovanile Bava. «Resto legato ad entrambi, ma poi arriva un momento in cui è giusto cambiare - la spiegazione di Cairo sul ribaltone in società - e così ho deciso di interrompere con loro: nel consiglio abbiamo inserito Bellino, mio collaboratore in Rcs, sui giovani abbiamo messo Ludergnani perché mi ha impressionato il convitto costruito alla Spal, mi sono chiesto perché noi non ne abbiamo uno così?». E sul Robaldo: «Il Comune avrà le sue lentezze, ma noi potevamo fare meglio - l’affondo del patron contro i vecchi dirigenti - e se avessi avuto quell’incarico, mi sarei incatenato davanti al Comune pur di avere il via libera per i lavori: bisognava pensarci giorno e notte, non do colpe a nessuno ma non posso fare tutto io».
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