Non era solo colpa di Ventura, ma per quattro anni ci siamo illusi che il vento fosse cambiato. E invece basta la Macedonia, che pure ha onestamente fatto quello che sapeva fare, per dire che a novembre i Mondiali di Qatar li vedremo, ancora una volta, da spettatori e basta. La Macedonia è come quei giocatori di scacchi che conoscono l’arrocco e solo l’arrocco: è arrivata a Palermo per andare ai rigori e farà di tutto per arrivarci, non lo nasconde nemmeno. Dieci uomini dietro alla linea della palla, come Mancini e il suo staff potevano aspettarsi da giorni e come dovevano aver preparato la partita. Così per 30 minuti, il nulla assoluto: Verratti è ispirato ma gioca anche da solo, con Jorginho francobollato da Bani senza avere la possibilità di inventare e Barella che girovaga per il campo senza costrutto. Solo un regalo può sbloccare la gara e attorno alla mezz’ora succede su un disimpegno errato del portiere avversario. Ma Berardi non ci crede e la sua conclusione non è degna nemmeno di una scuola calcio. Tante conclusioni scentrate, tante deviazioni, tutte occasioni sprecate. Come quella, l’unica, che il Mancini romanista regala alla Macedonia e serve un Florenzi in versione Jacobs per disinnescarla. Se possibile, nella ripresa sono ancora più confusionari e arruffati. L’unico asse che funziona è quello che parte da Verratti e arriva a Berardi. Poco, ma basta per un paio di occasioni importanti anche se il muro macedone non crolla. Mancini cambia tanto, persino tardi per quello che abbiamo visto e che ha visto pure lui. Non succede niente fino al 92°: Trajkovski si ricorda che a Palermo ha scritto belle pagine di calcio e infila quell’angolo che conosce bene. Non è una maledizione, solo la forza del nostro calcio. E Chiellini si rassegna: «Abbiamo fatto una buona partita e non siamo stati presuntuosi. Ci è mancato il gol, da settembre a oggi abbiamo fatto errori e li abbiamo pagati. Il ct: «E’ la più grande delusione della mia carriera. Dall’Europeo in poi, solo sfortuna. Non ci sono parole per descrivere». Orgoglioso di questi ragazzi, Mancini è imprescindibile»
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