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«Il Torino può ambire a grandi palcoscenici»

Italian Serie A soccer match Torino FC vs AFC Fiorentina at the Olimpico Grande Torino stadium in Turin, Italy, 10 January 2022 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Torino?s Rolando Mandragora and Fiorentina?s Giacomo Bonaventura in action during the italian Serie A soccer match Torino FC vs AFC Fiorentina at the Olimpico Grande Torino stadium in Turin, Italy, 10 January 2022 ANSA/ALESSANDRO DI MARCODay

In tanti lo immaginano già “capitan Futuro” per l’eventuale dopo-Belotti, intanto Rolando Mandragora si è già preso la leadership del Toro. «Mi piace dialogare e farmi sentire, ogni domenica do tutto me stesso - si è raccontato il centrocampista granata al canale granata - e ho una grande cultura del lavoro: finché le gambe me lo permetteranno, cercherò sempre di migliorare».

Ora c’è da ripartire dopo un periodo nero, con la squadra che non vince da otto partite consecutive e che ha collezionato appena quattro punti su 24 nelle sfide tra le soste di gennaio e marzo: «Noi siamo carichi, dobbiamo soltanto continuare a seguire i dettami di Juric che è un tecnico carismatico e che si prende cura di tutti gli aspetti a 360 gradi - ha spiegato Mandragora ai microfoni di Torino Channel - e poi potremo toglierci soddisfazioni: il Toro può ambire a grandi palcoscenici».

In poco più di un anno è già entrato nel cuore dei tifosi, così come la gente granata è entrata nel suo: «Qui c’è un ambiente caldo e passionale, mi piace come viene vissuta la settimana che porta alla gara ed è un motivo d’orgoglio sentirsi apprezzati così tanto». Intanto, ha già avuto il primo impatto con Superga: «Ci sono salito da solo, si vive un clima surreale ed emozionante». Il centrocampista ama Torino: «Mi piace passeggiare lungo il Po e al Valentino insieme alla mia ragazza Lucia perché mi sento immerso nella natura» ha confidato, ma non dimentica le sue origini: «Chi è cresciuto a Scampia difende quel quartiere dalle voci che circolano - ha aggiunto - e lo sentirò per sempre mio: sono grato alla mia famiglia che ha fatto grandi sacrifici, mio padre lavorava di notte e gestiva una scuola calcio». A 14 anni si è trasferito al Genoa, «Trovai Marco Pellegri che per me è stato un secondo padre ed è bello averlo ritrovato qui al Toro - ha raccontato - e ricordo l’esordio in Serie A contro la Juventus: Rincon e Bertolacci mi diedero una grande mano durante tutto il riscaldamento». Deve ancora compiere 25 anni, eppure ha già avuto bruttissimi infortuni: «Rappresentano il mio più grande rimpianto, sono arrivati sempre quando mi trovato nel periodo migliore: ho una grande voglia di tornare in Nazionale, quando ci sono stato ho vissuto emozioni uniche». E, con questi livelli di prestazioni con il Toro, Mandragora può davvero puntarci.

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