l'editoriale
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27 Gennaio 2023 - 07:30
Foto: Depositphotos
Quasi fosse uno scippo e non una offerta di collaborazione di fronte alle difficoltà organizzative già palesate da Trento, Milano e Regione Lombardia hanno deciso di opporsi con tutte le proprie forze all’ingresso di Torino nell’organizzazione delle Olimpiadi invernali 2026. «È una questione di orgoglio» sintetizza il governatore Attilio Fontana a una settimana dalla rinuncia alla costruzione di un palazzetto per il pattinaggio a Baselga di Piné che ha riacceso le speranze di portare all’Oval almeno il pattinaggio. L’ipotesi peggiore per la Madonnina, dove crescono le preoccupazioni sulla possibilità che sotto la Mole approdino anche altre discipline. L’hockey al PalaTazzoli e il curling a Pinerolo, nel caso in cui il capoluogo meneghino non fosse pronto ad ospitarne le competizioni. Non solo, Torino potrebbe mettere a disposizione del Comitato organizzatore anche gli impianti per il salto a Pragelato e il bob a Cesana.
Il “niet” di Fontana «Noi stiamo studiando un progetto alternativo perché vogliamo che i Giochi rimangano in Lombardia e Veneto: è una questione di orgoglio» ha dichiarato Fontana incontrando gli artigiani di Cna Lombardia a Milano. Una rassicurazione, verrebbe da pensare visti gli interlocutori, non poco interessati alle potenziali ricadute olimpiche sul tessuto produttivo del capoluogo e il clima da piena campagna elettorale. Poi Fontana, non contento del polverone sollevato, cala anche il carico da novanta. «Chi non ci ha voluto non ci merita». E le responsabilità hanno un nome e un cognome. «È stata Torino ad escludersi» ribadisce Fontana facendo riferimento alla scelta della sindaca Chiara Appendino. «Inizialmente avevamo presentato un dossier che prevedeva la tripla candidatura Milano-Cortina-Torino ma tre giorni prima della data del deposito del dossier, Appendino disse “Io non partecipo più”, tirandosi fuori. Noi rimanemmo basiti: io e il presidente del Veneto Luca Zaia decidemmo di modificare il dossier e presentare la nostra candidatura autonoma e fu una scelta audace».
Torino non ci sta Così tocca al sindaco Stefano Lo Russo e al governatore Alberto Cirio ribattere, a stretto giro, al “niet” arrivato da Regione Lombardia. «Le Olimpiadi invernali del 2026 sono un evento internazionale di cui siamo molto contenti. Siamo davvero orgogliosi che sia l’Italia ad ospitarli e ci teniamo, da italiani, che il nostro Paese faccia bella figura a livello internazionale» ha sottolineato Lo Russo ribadendo la disponibilità degli impianti. «Crediamo profondamente che non solo le Olimpiadi siano un evento sportivo di importanza rilevante ma che possano rappresentare anche la straordinaria occasione di dimostrare che è possibile organizzare grandi eventi internazionali nell’ottica della piena sostenibilità economica e ambientale e soprattutto, visto il momento di crisi che l’Italia e l’Europa stanno attraversando, con un occhio molto attento all’utilizzo delle risorse pubbliche dei contribuenti italiani che non possono certamente essere spese con leggerezza» ha concluso il primo cittadino, trovando anche Cirio sulla stessa lunghezza d’onda. «Il Piemonte rimane a disposizione della macchina organizzativa olimpica e continuerà ad esserlo, fiduciosi che venga scelta la strada della collaborazione».
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