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STRETTA DEL VIMINALE

Stop alle maglie 88 in serie A: Buffon e gli altri, tutti i casi

Vietato il numero che richiama il saluto di Hitler, gare fermate in caso di cori antisemiti

Gigi Buffon ai tempi del Parma

Gigi Buffon con la maglia numero 88 ai tempi del Parma

Anche un semplice numero può scatenare le polemiche. È il caso dell’88, che da quasi un secolo viene associato a uno dei periodi più bui della storia mondiale. Negli ambienti neonazisti il numero richiama il saluto ’Heil Hitler’ (l’h è l’ottava lettera dell’alfabeto), nel calcio era uno dei più utilizzati. Quest’anno in serie A sono stati quattro, a cominciare da Toma Basic della Lazio, che ha motivato la sua scelta per raddoppiare il suo numero preferito (l’8), e Mario Pasalic dell’Atalanta. Ora entrambi i calciatori dovranno scegliere un nuovo numero di maglia da indossare a partire dalla prossima stagione. E poi ancora Tomás Rincón, che ha giocato con la maglia della Sampdoria nell’ultima Serie A e che ha dovuto scontrarsi con l’amarezza della retrocessione (oltre ad aver scelto proprio l’88 durante la sua esperienza al Torino), oltre al polacco Mateusz Praszelik, che dopo sei mesi con la divisa dell’Hellas Verona si è accasato in prestito al Cosenza.

In passato, invece, ci fu Gigi Buffon nei primissimi anni al Parma, prima di passare al 77 anche a causa della protesta della comunità ebraica. E infine Hernanes, Marco Borriello e Diego Perotti. Ora cambierà tutto, il mondo del calcio mette nel mirino l’antisemitismo con una dichiarazione di intenti sottoscritta al Viminale tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, il Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Giuseppe Pecoraro e il presidente della Federazione italiana giuoco calcio Gabriele Gravina: la dichiarazione è composta da 13 punti che le parti si impegnano a promuovere.

«Si tratta della prosecuzione di un percorso virtuoso che abbiamo intrapreso anche su sollecitazione dello stesso mondo dello sport – ha commentato Piantedosi – ed è una risposta adeguata ed efficace ad un intollerabile pregiudizio che, ancora troppo spesso, si manifesta nei nostri stadi». Anche Abodi approva questa decisione: «Rilanciamo l’impegno contro l’antisemitismo nel calcio, che allargheremo a tutte le altre discipline sportive e alle varie forme di discriminazione, partendo dalla prevenzione e dando maggiore concretezza al contrasto di comportamenti e linguaggi discriminatori» ha aggiunto il ministro per lo Sport e i Giovani. Per Gabriele Gravina, «non si indietreggia di un centimetro, perché la credibilità del calcio, anch’esso ferito e danneggiato da comportamenti discriminatori, ha un riflesso diretto sulla società» le parole del numero uno del calcio italiano. Oltre alla rivoluzione sui numeri, si è deciso di optare per il pugno duro anche nei confronti dei tifosi. Come spiegato dalla dichiarazione di intenti, «si prevedono anche le modalità con le quali, al verificarsi di cori, atti ed espressioni di stampo antisemita, dovrà essere immediatamente disposta l’interruzione delle competizioni calcistiche».

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