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atletica
22 Agosto 2023 - 23:03
Gianmarco Tamberi festeggia dopo l'impresa di Budapest (foto Fidal)
Prima di scendere in pista si è seduto all’amata batteria per suonarsi la carica. Poi attorno alle 19:45 ha messo piede sulla pedana di Budapest a caccia di una medaglia che non c’era ancora nel suo straordinario palmares fatto di ori europei e di un oro olimpico. Stiamo parlando di Gianmarco Tamberi, per tutti “Gimbo”, che aveva acciuffato d’un soffio la tanto agognata finale (2,28 cm all’ultimo tentativo), finale che ha trasformato nel suo personalissimo show, saltando in crescendo, scalando quell’asta che continuava ad alzarsi, fino alla misura di 2 metri e 36 centimetri. Ebbene, a superarla, quell’asticella, in uno stile impeccabile, tutto suo, al primo colpo, ci è riuscito solo il ragazzone 31enne di Ancona, ancora una volta sbarbato a metà, perché porta bene. Perché gli porta in dote una medaglia d’oro, quella mondiale, inseguita per anni, che gli mancava in una carriera da fenomeno, trasformatasi martedì 22 agosto in una carriera da leggenda. Ha vinto l’ultimo titolo che gli mancava. Poi per festeggiare ne ha combinate di tutti i colori. Argento allo statunitense JuVaughn Harrison, 24enne. Il qatariota Mutaz Essa Barshim, grande amico di Tamberi, si è aggiudicato il bronzo. Per l’Italia è la terza medaglia, la prima d’oro, conquistata ai Mondiali in corso in Ungheria.
«Non riesco neanche a crederci - ha detto Tamberi al termine della gara -, ti senti ripagato dei tanti sacrifici fatti. So in queste manifestazioni di poter fare la differenza. Sono riuscito a battere delle persone che sono dei super eroi. Ho suonato la batteria per stemperare la tensione. Sono rimasto concentrato per non creare troppa pressione su di me. Il mio segreto è essere me stesso in pedana». «A 2.36 - ha continuato - sapevo che era un match point importante, devi mettercela tutta. La paura quando cambi è tanta, dopo 12 anni in cui lavori con la stessa persona. Mio padre mi ha insegnato a saltare, ma avevo bisogno di uscire dalla comfort zone, di fare un cambiamento. In tanti avevano dei dubbi ma con Michele e Giulio siamo un team unico. Questa medaglia è merito di quanto mi ha insegnato mio padre, anche se non ci parliamo da tempo».
Non solo Tamberi: Budapest amara per i due torinesi impegnati nelle finali. La finale di salto in alto di Marco Fassinotti si è fermata a 2.25, 12° posto. Non è andata meglio alla moncalierese Daisy Osakue nella finale del disco: con due nulli e un 61.13 metri è rimasta fuori dalle prime 8.
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