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La bufera sul calcio

Scommettiamo che…

E' tempo di una riflessione: perché giovani privilegiati rischiano di buttare via tutto?

Scommettiamo che…

Ci si augura (vivamente) che davvero la montagna di illazioni scatenata al semplice apparire dei nomi dei calciatori indagati dalla Procura di Torino per un presunto giro di scommesse (per di più su siti considerati “illegali”- come se quelli “legali” fossero meno gravi…) si riduca in flop. Ne va, manco a dirlo, del prestigio delle rispettive squadre, ma prim’ancora di quello dei singoli giocatori coinvolti nell’inchiesta. Una riflessione, qualche che sia l’esito delle indagine va fatta.

Il calcio è diventata “Una macchina di soldi”. Abbonamenti agli stadi, quelli delle tv pay-per-view, emolumenti dei calciatori, compensi agli “Intermediari” (professione nobilissima per carità) ma che hanno contribuito a far diventare il calcio (notare la minuscola) un business come un altro.

Hai meno di 30 anni. Sai quanti tuoi coetanei si stanno “sbattendo” per trovare un lavoro sicuro? Per poter magari mettere su famiglia? Per poter magari permettersi la retta di un asilo nido privato (vista la carenza di quelli pubblici e posto le loro compagne lavorino). Dovresti ritenerti fortunato. Immaginiamo la trafila. Sei bravino, magari frequenti una scuola calcio semisconosciuta. Fai un provino, ti giudicano “interessante”, ti prendono in un grande club (anche bene in una squadra minore). A molti di loro viene addirittura offerta la possibilità di continuare gli studi mentre, sotto le amorevoli cure di allenatori preparati allo scopo, via via cresci e acquisisci lo status di “promessa”.

Grazie alle tue capacità riesci ad entrare nella rosa della “prima squadra”. L’esordio. I commenti (di solito estasiati: modo migliore non c’è per “bruciare” qualsiasi bravo giocatore). Cresce il “minutaggio” diventi via via importante grazie al tuo impegno, grazie alle tue “giocate”, sei sulla cresta dell’onda: la lunga gavetta maturata (immagino i sacrifici delle famiglie dietro ogni storia di queste: andare a portarlo e riprenderlo da ogni singolo allenamento, sopportare-forse- lo scarso rendimento a scuola…).

In poche parole, il “successo”. E’ grosso modo questo il percorso per tanti, a coronamento del quale arriva la “consacrazione”, la chiamata in Nazionale. Che altro vuoi? Sei sull’Everest, hai scalato il resto del mondo, sei (come si dice) arrivato, d’ora in poi la vita può solo sorriderti, come ha fatto fino adesso.

E invece no. Per motivi ancora tutti da appurare, ti lasci prendere. Non pago di quanto già miracolosamente guadagni (diamo per buono te li sia meritati, col tuo sudore, con la fatica costata alla tua famiglia che magari ti ha sostenuto nella realizzazione del tuo “sogno”). Tu cosa fai? Ti lasci coinvolgere in un giro di scommesse.

Perché? La domanda è questa, perché? Hai presente che ci sono tanti tuoi coetanei che non  hanno avuta la tua stessa fortuna? Hai presente quanti tuoi ammiratori (posto ti interessi qualcosa) “credono” in te, ti sostengono, soffrono per le tue prestazioni, ti sostengono nei momenti “no”?

Ecco, prim’ancora che le risultanze delle indagini, sono queste “macchie di fango”  a svilire tutto, a tradire la fiducia, a svelare quanto, al posto del giovane volenteroso che si è saputo far strada a costo di enormi sacrifici, un bambino viziato. Uno che ha bisogno di scommettere (va a capire il motivo) forte della disponibilità di denaro, e ignorando qualsiasi regola di dignità. Capisci che qualcosa non funziona, proprio davanti a queste cose. Ci si augura sia tutta una montatura, creata ad hoc da dubbi personaggi e dalla fame dei giornali di “sbattere il mostro in prima pagina”.

Forse dovremmo un po’ tutti, tornare ad interrogarci per capire davvero il senso e la proporzione delle cose. Invece di cercare, come fosse un’ossessione o peggio, un gioco consapevole e perverso per sfottere quella fortuna, che già ti ha dato tanto.

 

 

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