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l'intervista della settimana
25 Agosto 2024 - 09:00
Giorgio Malan esulta con il tricolore dopo aver vinto il bronzo nel Pentathlon Moderno (foto Twitter Team Italia)
Il pentathlon moderno azzurro non saliva sul podio alle Olimpiadi da Barcellona 1992 e non conquistava una medaglia individuale da Seul 1988. A riscrivere la storia è stato il 24enne torinese Giorgio Malan, atleta delle Fiamme Azzurre, che a Parigi si è messo al collo uno splendido bronzo, assemblando al meglio le gare di equitazione, scherma, nuoto e laser run (corsa campestre e tiro con la pistola laser). «Mi è sempre piaciuto praticare sport in generale - ricorda - da bambino ho provato il tennis e il karate, poi ho fatto sci agonistico fino ai 16 anni».
La premiazione di Giorgio Malan a Parigi (foto LaPresse)
E il pentathlon?
«È entrato nella mia vita a nove anni. Frequentavo la scuola nuoto e il mio istruttore era Giancarlo Duranti, che è il mio attuale allenatore di pentathlon e mi ha consigliato questa disciplina. Nel 1982 era stato lui a fondare la società Pentathlon Moderno Torino. Era anche il mio professore di educazione fisica. La mia scuola è sempre stata l’Istituto Sociale, dall’asilo al diploma di Liceo Scientifico, che era una sorta di precursore dello Sportivo».
Da chi è composto il tuo staff?
«Da ben undici persone, dovendomi allenare in cinque sport. Per la scherma mi preparo all’Accademia Marchesa e fin da piccolo ho lavorato con Dario Chiadò, l’attuale ct della Nazionale di spada, che mi ha seguito anche a Parigi. Ora lui spesso è via e a Torino il mio maestro è soprattutto Andrea Pelissetti. Per il tiro, avendo la pistola laser, possiamo piazzare il bersaglio un po’ ovunque, rispettando la distanza dei dieci metri, nel parco o anche a casa. I tecnici sono Nicola Benedetti, Giuseppe Giordano e Matteo Penna. Per l’equitazione mi alleno alla Società Ippica Torinese di Orbassano con Nicolas Giordano, sotto la guida di Elena Panetti. Duranti è il mio riferimento per il nuoto, che svolgo al Sociale, e la corsa, al Parco del Valentino, al Ruffini e in via Panetti al CUS Torino, e anche il coordinatore, assieme a Umberto Mazzini, delle Fiamme Azzurre di Roma. Il mental coach è Nicolò Starnai e il fisioterapista Milko Campus».
Come si svolgono le sessioni?
«Tendenzialmente faccio dai tre ai quattro sport diversi al giorno e certamente non mi annoio».
Fino ai 16 anni hai conciliato sci e pentathlon?
«Esattamente, poi ho vinto il mio primo Europeo Under 17 e ho fatto una scelta. Mi sono imposto anche agli Europei Under 19 e Under 22. Nel 2023, agli European Games, ho chiuso il cerchio, con il campionato senior, che mi ha fruttato la carta olimpica. Sono l’unico atleta continentale a essermi aggiudicato tutte le rassegne. A livello assoluto ero già stato terzo nel 2022 nella tappa di Coppa del Mondo di Ankara e quest’anno agli Europei di Budapest mi sono avvicinato bene a Parigi, con gli ori a squadre e in staffetta e l’argento individuale».
Sei, dunque, arrivato in Francia fiducioso?
«Ciò di cui sono più contento, oltre al risultato, è stato il modo in cui ho approcciato la competizione. Ero alla prima Olimpiade e avevo il timore che la pressione per le aspettative, che avevo io stesso nei miei confronti, potesse un po’ schiacciarmi. Invece mi sono goduto tutto di quell’atmosfera speciale».
Quando hai tagliato il traguardo ti sei messo le mani in testa, non ci credevi?
«Sono uscito dall’ultimo poligono e ho visto davanti a me il coreano Jun, che era terzo, e avrei fatto di tutto per superarlo. Ci sono riuscito e lì per lì non ho pensato che ero sul podio, ma più che altro a concludere forte. Alla fine mi sono reso conto e mi sono detto “Oddio cosa ho fatto”. Sono orgoglioso per me, per il mio gruppo sportivo e per tutta la Polizia Penitenziaria, che mi supportano sempre. Mi auguro che questa medaglia possa avvicinare al pentathlon, che non è molto conosciuto, più persone possibili».
Ti ha seguito tutta la famiglia?
«C’erano mio papà Fabrizio, che è chirurgo plastico al Cto, mamma Carmen, caposala nello stesso reparto, mio fratello Andrea, anche lui infermiere, e la mia ragazza Alessia Tedeschi, che è una judoka. Poi moltissimi amici e atleti ed ex della P.M. Torino, che mi hanno dato una carica pazzesca».
Tuo zio è il senatore di FdI Lucio Malan?
«Anche lui è venuto, con mia zia Maria e mia cugina Victoria. Ovviamente lavora a Roma, dove io spesso capito per allenamenti o altre occasioni legate alla Nazionale. Abbiamo un ottimo rapporto».
Hai degli idoli sportivi?
«Da sempre cerco di seguire i campioni, per “rubare” i loro atteggiamenti e quant’altro. Mi ha affascinato Michael Phelps e nel tennis mi piacciono Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. In Italia ammiro Gregorio Paltrinieri, Valentino Rossi e ora Jannik Sinner, che spero di riuscire ad andare a vedere quest’anno alle Nitto Atp Finals».
Dopo Parigi nel pentathlon non ci sarà più l’equitazione?
«È vero e mi dispiace. Sarà sostituita dalla OCR, un percorso a ostacoli del tipo della Spartan Race. Continuerò ad andare a cavallo per conto mio, con la mia ragazza».
Oltreché atleta sei uno studente.
«Studio Economia e Management alla Luiss di Roma. Mi manca un anno al termine della triennale; ora avrò un po’ più tempo studiare».
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