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TENNIS - INTERVISTA ESCLUSIVA

Vavassori, un torinese sul tetto degli Us Open: "Che gioia vincere in coppia con Sara. Realizzo il sogno che avevo fin da piccolo..."

Dopo l'impresa storica messa a segno a Flushing Meadows contro la coppia di casa Donald Young e Taylor Townsend

Vavassori, un torinese sul tetto degli Us Open: "Che gioia vincere in coppia con Sara. Realizzo il sogno che avevo fin da piccolo..."

Sara Errani insieme ad Andrea Vavassori con il trofeo degli Us Open (foto LaPresse)

Un torinese sul tetto di uno Slam. La magica impresa è riuscita al 29enne Andrea Vavassori, che, con la 37enne di Massa Lombarda Sara Errani, si è imposto agli US Open, battendo in finale per 7-6, 7-5 gli statunitensi Donald Young e Taylor Townsend. È stata la prima storica vittoria di una coppia mista tutta italiana in un major.
Ciao Andrea, cosa ti è passato per la mente quando avete ottenuto l’ultimo punto?
«È stata un’emozione pazzesca, era il sogno che avevo fin da piccolo, di vincere uno Slam, non importava in quale specialità, come ci eravamo detti con mio padre (Davide, ndr). Farlo con Sara, che è una delle più belle persone che conosca, è stato ancora più speciale. È stato anche un po’ inaspettato. Abbiamo deciso di giocare durante le Olimpiadi e ci siamo detti d’iscriverci anche agli US Open, per divertirci insieme».

L’inizio non è stato facile, vero?
«Nella prima partita contro gli americani Galloway e Rogers abbiamo sofferto e abbiamo annullato anche un match-point. A volte in quei casi accade che poi nascano delle storie incredibili e così è stato».
Qual è stato l’incontro chiave?
«Nei quarti abbiamo disputato la gara migliore contro i più in forma di quest’anno, il polacco Jan Zielinski e la taipeana Su-Wei Hsieh, che si erano aggiudicati gli Australian Open e Wimbledon».
Com’è stata la finale?
«Una gara forse non bellissima e un po’ complicata da gestire, perché avevamo di fronte due mancini, ma insieme abbiamo trovato il modo per vincere. Io avevo anche la voglia di rivalsa, dopo le due finali perse a Melbourne e a Parigi con Simone Bolelli. Penso che questo risultato mi servirà moltissimo anche in futuro».
Il progetto con Sara, dunque andrà avanti?
«Certamente, ci ritroverete agli Australian Open».
Al rientro a casa dovrai subito ripartire?
«Con mio papà andremo a Bologna per la fase di qualificazione di Coppa Davis. Con Simone siamo pronti, se andremo in campo lo deciderò il capitano Filippo Volandri».
Poi metterete nel mirino le Nitto Atp Finals di Torino?
«Dovremmo già essere dentro. L’anno scorso l’ultima coppia è stata ammessa con 4.000 punti e noi ne abbiamo già 4.900. Prima di Torino ci attendono i tornei di Pechino e Shanghai e poi di Vienna e Parigi-Bercy. Io forse farò un paio di challenger, per tenere su la classifica del singolare e accedere alle qualificazioni degli Australian Open».

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