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GIORNATA GRANATA
25 Settembre 2024 - 17:55
L'attaccante del Torino, Ché Adams
Tre gol e due assist nelle prime sette apparizioni, l’impatto di Ché Adams sul Toro è stato devastante. E la media si fa ancora più interessante se si considerano i minuti giocati: sono 425 in totale, che fanno un’oretta abbonante in campo nei gettoni collezionati. Di conseguenza, significa che lo scozzese è davvero decisivo, anche se non è ancora un titolare fisso e inamovibile. E questo impreziosisce ulteriormente i suoi numeri, considerando anche lo scetticismo generale che lo aveva accolto sotto la Mole.
Per un calciatore svincolato e preso a costo zero si storce sempre un po’ il naso, a maggior ragione se arriva da un campionato di secondo livello (la Championship, quella che è la serie B inglese) e con 48 gol in in 191 presenze con il Southampton. Eppure, il classe 1996 ci ha impiegato pochissimo a conquistare i tifosi del Toro, che nel giro di cinque giorni hanno esultato due volte per le sue reti: quella del tris a Verona, decisiva per espugnare il Bentegodi e prendersi la vetta della classifica, e quella contro l’Empoli, prima però della beffa al 90° che è costata l’uscita dalla coppa Italia. E, oltre alle qualità che ha dimostrato di avere, il popolo granata è stato anche “rapito” dalla sua storia.
Mamma scozzese e papà di Antigua e Barbuda, ecco da dove arriva il suo nome così particolare. «È vero, mi hanno chiamato Ché proprio in onore di Guevara - ha svelato qualche anno fa lo stesso Adams - e poi perché piaceva a mia madre». Nato a Leicester ma naturalizzato scozzese, l’inizio di carriera è tra i dilettanti di Highfield Rangers, Oadby Town e Ikeston, prima della chiamata dello Sheffield quando era appena maggiorenne. Le due stagioni da 15 gol gli permettono di fare il salto in Championship al Birmingham, poi nel 2019 comincia a diventare una bandiera del Southampton. Quattro anni in Premier, nel 2023 arriva la retrocessione ma Adams resta ancora nei Saints fino ad arrivare a fine contratto e ai giorni nostri, con la chiamata del presidente Cairo e del direttore Vagnati a metà luglio. Ora è sotto la Mole ed è partito forte, l’intesa con capitan Zapata sembra migliorare di partita in partita. L’ingaggio da circa due milioni di euro è da top, l’impatto pure: ora c’è bisogno di proseguire.
Era in una posizione inedita, da braccetto di sinistra, ma la sensazione è che si trovi molto meglio da centrale. Saul Coco, però, ha dato disponibilità totale al tecnico Paolo Vanoli: «Mi sono trovato bene anche in questa posizione nuova, penso soltanto a fare il meglio possibile - ha dichiarato il difensore dopo la sconfitta in coppa Italia contro l’Empoli - e io gioco dove mi dice il mister, dove serve ad aiutare la squadra». Al di là della sua prestazione, è stato tutto il Toro a non brillare e ad uscire meritatamente contro i toscani già ai sedicesimi di finale: «È stata una partita complicata - ha ammesso il classe 1999 - però devo dire che abbiamo offerto due versioni di noi stessi: nel secondo tempo, infatti, abbiamo mostrato più personalità, abbiamo fatto maggiore pressione, abbiamo creato occasioni, anche se tutto questo non è bastato».
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