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L'intervista della settimana

Un dottore torinese ai Mondiali di padel: «Ora sogno il podio»

La storia di Marco Cassetta, 25enne campione della racchetta (e laureato)

Un dottore torinese ai Mondiali di padel: «Ora sogno il podio»

Ieri sera è partito per Doha con la Nazionale azzurra, per partecipare ai Mondiali di padel, in programma da domani al 2 novembre. Il 25enne torinese Marco Cassetta è il più giovane degli otto componenti del team guidato dalla capitana italo-argentina Marcela Ferrari e dal suo assistente Saverio Palmieri, lo stesso che tre mesi fa ha conquistato la medaglia d’argento agli Europei di Cagliari, alle spalle dell’imbattibile Spagna.

LA BIOGRAFIA
Marco Cassetta è nato a Torino il 27 maggio 1999. Ha conquistato il titolo italiano nel 2022 in coppia con Simone Cremona. Ai Giochi Europei di Cracovia del 2023 è stato argento nel doppio misto con Giulia Sussarello. Quest’anno si è aggiudicato il FIP Rise di Sandigliano con lo spagnolo Jose Luis Gonzalez e il FIP Rise Box to Box di Bandol con l’altro iberico Alvaro Montiel, suo compagno anche nel successo di pochi giorni fa nella tappa di Pescara del Mediolanum Padel Cup. È appassionato di calcio, basket, football americano, ciclismo e tennis e amante della musica e del cinema dagli anni ’60 agli ’80.


Ciao Marco, sei pronto per la nuova avventura iridata?

«Non vedo l’ora, l’ultima volta, due anni fa a Dubai, siamo arrivati noni, non riuscendo a classificarci nei primi due posti del girone. Si è trattato di una delusione, perché ambivamo a un piazzamento fra le prime sei, però quella posizione ci ha garantito la qualificazione a questa edizione».

Quali sono le aspettative?

«Domenica (oggi, ndr) ci sarà il sorteggio e speriamo di avere un buon girone. Saremo in terza fascia e, dunque, potrebbe essere molto impegnativo. Il sogno è la medaglia di bronzo, dietro alle inarrivabili Spagna e Argentina. Le nostre concorrenti dirette saranno il Brasile, la Francia, il Portogallo e la Svezia. Agli Europei abbiamo sconfitto i francesi nei quarti e gli svedesi in semifinale».

Ovviamente punterai a scendere in campo?

«Decideranno i nostri coach, in ogni incontro si disputeranno tre match e bisognerà vincerne due, sulla distanza dei due set su tre. Ogni volta due atleti rimarranno in panchina. Per quanto mi riguarda, a seconda delle esigenze, posso giocare sia a destra sia a sinistra».

Quando hai iniziato l’attività sportiva, impugnavi un’altra racchetta?

«Il mio primo sport è stato il tennis, che ho praticato fino al 2018. Un mio carissimo amico mi ha fatto conoscere il padel e mi sono innamorato, perché ho ritrovato ciò che mi piaceva del tennis, ovvero il doppio, il gioco a rete e una disciplina molto dinamica ed esplosiva, che richiede forza fisica, corsa e salti».

Qual è stata la svolta?

«Giocavo da pochissimo e ho avuto l’opportunità di rappresentare l’Italia alle pre-convocazioni per i Mondiali juniores. Sono andato a Milano e alla fine sono stato chiamato. È stata un’esperienza meravigliosa, essendo io molto patriottico. Sono tornato a casa con l’idea di diventare un padelista professionista e ho lasciato il tennis. Indossare la maglia azzurra mi regala sempre emozioni pazzesche».

Continui a frequentare la Spagna?

«Il 2024 è stato il secondo anno e continuerò anche in futuro. Da gennaio ad aprile trascorro la pre-season all’Accademia Cepac di Madrid. Mi trovo bene, i coach sono leggende del padel come Mati Diaz e Gaston Malacalza. Nel resto della stagione mi alleno a Torino con Raul Rodriguez, che è il mio coach da sempre, al GPadel di via Cesana, società con la quale gioco anche a squadre».

Come si svolge la tua giornata tipo?

«Effettuo due allenamenti di padel, della durata ciascuno di un’ora e mezza, e una sessione di preparazione fisica in palestra, da un’ora a un’ora e mezza. Se dopo pranzo c’è tempo, faccio volentieri la cosiddetta siesta spagnola, che mi ricarica. Mangio sette volte al giorno, ogni due ore, per avere le energie giuste».

È vero che prima giocavi a sinistra e poi Mati Diaz ha orientato il tuo spostamento a destra?

«Sono sempre stato a sinistra e da quest’anno ho provato a destra. Mati mi ha solo consigliato, così come Raul, ma la scelta è stata mia e sono felice di averla fatta. Sto ottenendo i risultati migliori della mia vita, anche se in Nazionale agli Europei sono stato impiegato a sinistra».

Chi è il tuo compagno nelle gare internazionali?

«L’argentino Dylan Cuello, che però a un certo momento della stagione è dovuto rientrare in patria, per regolarizzare i suoi documenti. Ora è tornato, andremo, dopo i Mondiali, al Premier Padel a Dubai e spero che finiremo l’anno insieme».

A luglio sei stato il primo italiano di nascita a entrare nella Top 100 mondiale, cosa hai provato?

«Grande felicità, era un obiettivo stagionale. Al FIP Gold di Saltillo, in Messico, sono entrato in semifinale e sono diventato numero 100. Curiosamente quella competizione non era in programma. Ero iscritto al Premier Padel di Malaga con Cuello, che appunto è dovuto andare in Argentina. Ho contattato il belga Clement Geens, il mio socio d’inizio anno, e la gara messicana è stata un successo. Dopo gli Europei con Alvaro Montiel, con cui ci alleniamo a Torino, abbiamo vinto un importante FIP in Francia e sono salito al numero 97, il mio best ranking».

Sei anche laureato in Scienze Motorie?
«Ho terminato la triennale nel 2023 e per il momento mi dedico al 100% al padel. In futuro mi piacerebbe fare la magistrale in Management Sportivo e magari intraprendere l’attività di agente sportivo. Ho un po’ di idee per il post carriera, che peraltro vedo lontano. Ci sono 40 - 45enni che sono ancora nella Top 30 del mondo».

Cosa auguri al padel in Italia?
«Di ridurre il gap rispetto a Paesi come Spagna, Argentina e altri, in cui i bambini a 4-5 anni frequentano le scuole di avviamento».

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